di Claudia Tarantino

Significativo balzo in avanti per le vendite al dettaglio nel mese di gennaio 2017 che, secondo l’Istat, ha registrato “un incremento congiunturale generalizzato dell’1,4% in valore e dell’1,1% in volume rispetto al mese precedente”. Nello stesso periodo, inoltre, le vendite di beni alimentari hanno registrato una “crescita del 2,3% in valore e dell’1,9% in volume, mentre quelle di beni non alimentari sono aumentate dello 0,8% sia in valore sia in volume”.
Nonostante si tratti del valore più ampio raggiunto da cinque anni a questa parte, osservando i dati su base annua ci si rende conto che non c’è stata una corsa agli acquisti e che, tutto sommato, il risultato non è così entusiasmante. Infatti, come spiega l’Istat, “al di là delle oscillazioni mensili, nella media del trimestre novembre 2016-gennaio 2017 il valore delle vendite rimane invariato rispetto al trimestre precedente, mentre il volume diminuisce dello 0,2%”.
Non solo, quindi, i consumatori non si sono dati alla pazza gioia, ma hanno confermato l’attitudine ad inseguire il risparmio rivolgendosi ai discount e alla grande distribuzione sia per l’acquisto di generi alimentari sia di altri prodotti. L’Istat infatti rileva un aumento del divario “tra le vendite della grande distribuzione, che registrano un incremento tendenziale dell’1,2%, e quelle delle imprese operanti su piccole superfici, che nello stesso arco temporale diminuiscono dell’1,4%”.
Nella grande distribuzione le vendite registrano “variazioni positive dell’1,9% per i prodotti alimentari e dello 0,5% per quelli non alimentari. L’incremento raggiunge il 3,5% nei discount e l’1,4% nei grandi esercizi specializzati non alimentari. Al contrario, nelle imprese di piccole superfici il valore delle vendite si riduce sia per i prodotti alimentari (-1,7%) sia per quelli non alimentari (-1,4%)”.
Un’ulteriore prova che lo scatto in avanti del mese di gennaio non è in realtà indicativo di un vero e proprio cambio di rotta è fornita dall’analisi fatta su base annua che, per i prodotti alimentari, rileva un aumento dell’1 per cento in valore e una diminuzione dell’1,4 per cento in volume” – che in altri termini vuol dire che i consumatori hanno speso di più per acquistare meno beni, probabilmente a causa dell’aumento dei prezzi. Mentre le vendite di prodotti non alimentari sono in flessione dello 0,7% in valore e 0,9% in volume, quindi, continuano ad essere considerati beni non necessari ed urgenti e perciò il loro acquisto, viste le perduranti ristrettezze economiche dovute alla crisi, viene rimandato a tempi migliori.