di Maria Rosaria Pugliese – Responsabile Ufficio Programmazione regionale e Fondi strutturali

E’ di qualche giorno fa la notizia su Ansa Europa che, dopo un primo periodo di assestamento, il processo d’assegnazione dei fondi strutturali europei comincia a raggiungere la giusta velocità.
Si registra, per il 2016, un aumento dall’8% al 28% del tasso di selezione delle operazioni alle quali assegnare finanziamenti provenienti dai cinque Fondi strutturali d’investimento (Fsi), con un’accelerazione che si è fatta particolarmente marcata negli ultimi mesi dell’anno. Inclusi i cofinanziamenti nazionali, entro dicembre 2016 sono stati assegnati 176,7 miliardi dei 638 totali previsti per il periodo di programmazione 2014-2020, 20 miliardi dei quali sono già stati spesi.
Se questo è il flusso europeo, in Italia il tasso di fondi assegnati è pari al 25,3% (18,6 mld) dei 73,6 mld previsti, ma solo l’1,2% (880 mln) è già stato speso.
È l’Iniziativa per l’occupazione giovanile il fondo con la più alta percentuale di finanziamenti assegnati finora nel nostro Paese (47%, 711,6 mln su 1,5 mld) e già pagati (321 mln), ma in termini assoluti è Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) ad aver assegnato la cifra più alta: 10,6 mld (32,4%) dei 32,6 mld previsti.
Del resto, non allettanti appaiono per l’Italia i dati del mese scorso in termini di competitività regionale. La Commissione Europea, infatti, il 27 febbraio scorso, ha pubblicato la terza edizione dell’indice di competitività regionale, uno studio che fornisce a 263 regioni dell’UE indicazioni utili per migliorare il loro rendimento economico. Occorre ricordare che la competitività regionale è la capacità di una regione di offrire un ambiente attraente e sostenibile alle aziende e ai cittadini che vi vivono e lavorano. La novità dell’edizione 2016 è rappresentato dal uno strumento web interattivo che consente un raffronto e un’analisi più dettagliati di ciascuna regione, sia rispetto alle sue omologhe in termini di PIL pro capite sia rispetto a tutte le regioni dell’UE. Lo strumento web è inoltre progettato per aiutare le regioni a individuare i loro punti di forza, le loro debolezze e le priorità di investimento ai fini della definizione delle loro strategie di sviluppo. Purtroppo non si registra una performance positiva per le Regioni italiane nell’Indice di competitivita’ regionale. Nessuna regione italiana registra infatti un valore positivo. L’Italia complessivamente si piazza nella parte bassa della classifica, insieme a Grecia, Malta, Cipro e gran parte dei paesi dell’Est, secondo i dati contenuti nel rapporto giunto alla sua terza edizione dopo quelle del 2010 e 2013.La Lombardia, come in passato, continua a essere la migliore regione italiana per competitivita’. Il confronto con i precedenti dati è stato effettuato dal sito regioni.it che ha evidenziato come tra il 2010 e il 2016 si è registrato un deterioramento in quasi tutte le regioni italiane. “Le eccezioni sono la Basilicata, il Molise, l’Umbria e le Marche, che hanno visto la loro posizione immutata, mentre Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta hanno registrato un miglioramento.Sono peggiorate tutte le altre regioni italiane rispetto al 2013, quando le regioni in tutto erano 262: il Piemonte si piazza 163esima (era 152esima), la Valle d’Aosta 177esima (178esima), la Liguria 167esima (146esima), l’Abruzzo 198esimo (era 187esimo), Molise 209esima (era 201esima), Campania 228esima (era 217esima), Puglia 233esima (era 232esima), Basilicata 226esima (era 227esima), Calabria 235esima (era 233esima). E ancora: la Sicilia si aggiudica il 237esimo posto (era al 235), la Sardegna il 228esimo (era 222esima), la provincia autonoma di Bolzano 160esima (era 173esima), la provincia autonoma di Trento 153esima (era 145esima), il Veneto 169esima (era 158esima), il Friuli Venezia Giulia 162esima (era 157esima), l’Emilia-Romagna 157esima (era 141esima), la Toscana 172esima (era 160esima), l’Umbria 175esima (era 167esima), le Marche 180esime (erano 177esime), Lazio 156esimo (era 143esima).
Lo strumento online interattivo dovrebbe consentire alle regioni di determinare i loro punti deboli e le priorità di investimento quando elaborano le loro strategie di sviluppo economico. In generale, le regioni più innovative si trovano in Germania, Svezia, Finlandia, Danimarca, Olanda , Lussemburgo e Regno Unito. All’ultimo posto c’e’ la regione “d’oltremare”, Guiana francese. Cinque regioni greche, tre rumene e una bulgara completano gli ultimi dieci posti in classifica. Rispetto al 2010, Malta e diverse regioni di Francia, Germania, Svezia, Portogallo e Regno Unito hanno ottenuto un risultato migliore, mentre Cipro e alcune regioni di Grecia, Irlanda e Olanda hanno registrato risultati in peggioramento. “E mentre la Programmazione 2014-2020 nel nostro Paese di fatto parte da quest’anno, tenuto conto che è ancora in corso la chiusura formale della procedente programmazione, si registrano i primi appostamenti “innovativi” come i 17 milioni di euro da parte della Regione Campania a favore dei giovani professionisti e degli studi professionali. Certo è che i cittadini non riescono a “toccare con mano” i benefici concreti dell’appartenenza alla comunità europea, in quanto non si registra quel cambiamento auspicato dalle finalità di risorse aggiuntive e finalizzate allo sviluppo quali quelle comunitarie.