di Antonella Marano

Strasburgo punta il dito contro l’Europa sulla questione migranti. Nils Muiznieks, commissario dei diritti umani del Consiglio d’Europa (CdE) è stato chiaro: “E’ probabile che la recente raccomandazione della Commissione europea di estendere e allungare la detenzione dei migranti conduca alla violazione dei diritti umani senza ottenere altri risultati, come facilitare il trattamento delle richieste d’asilo o incentivare rimpatri dignitosi”.
Il commissario esorta, quindi, i governi Ue a concentrarsi “su misure alternative e più umane, che non privino i migranti delle loro libertà e rispettino famiglie e minori”.
Tutelare i diritti umani, salvaguardare la vita delle persone in fuga da guerre o contesti ostili, in special modo i minori non accompagnati, vittime di un sistema – quello dell’accoglienza – ancora in fase embrionale in molti paesi (soprattutto in Italia), resta una priorità. Ma quanto potrà giovare in termini di sicurezza? Il nostro Paese come gestirà i continui flussi migratori?
Sono l’anno scorso, in Italia, sono approdati 181.283 migranti, molti dei quali provenienti dalla Libia. Significativo anche il numero dei minori non accompagnati: sempre nel 2016, sono stati oltre 25 mila i minori stranieri sbarcati sulle nostre coste. Numeri sempre più in aumento e una situazione sempre più complessa e difficile da gestire.
Per questo motivo il ministro dell’Interno, Marco Minniti sta lavorando per realizzare un summit a Roma tra partner europei, con Italia, Germania e Francia in prima fila, assieme ai Paesi del Nord Africa per gestire la crisi dei migranti con centri di selezione e controllo, coerentemente con gli accordi raggiunti con il governo libico di Fayez Sarraj.
Minniti ha ribadito “non voglio muri, ma non è assolutamente possibile continuare a ricevere chiunque sbarchi illegalmente sulle nostre coste senza imporre alcun criterio di accoglienza. La prima prerogativa della sovranità è quella del controllo dei propri confini”.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un’intervista rilasciata a ‘Civiltà Cattolica’ raccomanda misure che ‘favoriscano accoglienza e integrazione, unica soluzione per combattere i ghetti e l’emarginazione. Non solo profughi ma anche immigrati economici meritano rispetto”.
Non è proprio sulla stessa linea d’onda l’Ungheria che sceglie sicuramente una misura (relativa a norme che erano state già introdotte nel 2013 ma poi revocate su pressione dell’Ue) “contraria al diritto europeo” giustificandosi con un “siamo assediati e dobbiamo difenderci”.
In sintesi, il Parlamento nazionale magiaro seguendo una proposta del popolare premier nazionalconservatore, Viktor Orbàn, e del suo governo puntano alla detenzione automatica per tutti i migranti attualmente presenti in Ungheria e loro concentramento in centri di raccolta costruiti in corsa. Sono villaggi recintati, all’interno dei quali saranno presenti grandi container abitativi a schiera. Insomma l’Ungheria va contro corrente rispetto al resto d’Europa e soprattutto resta ‘sorda’ al monito di Strasburgo.
Per il commissario Muiznieks “Esistono numerose buone pratiche alternative alla detenzione – ha precisato – se necessario si possono adottare restrizioni come il doversi presentare regolarmente in questura e la confisca dei documenti” che sono misure molto più efficaci e a minor costo che evitano la violazione dei diritti permettendo agli Stati di tracciare le persone mentre il loro status legale viene determinato”.