di Nazzareno Mollicone

Il recente discorso programmatico del neo-presidente statunitense Donald Trump al Congresso è stato analizzato e commentato da diversi punti di vista, in genere imperniati sugli aspetti politici e d’immagine. E’ però interessante fare un’altra analisi dal nostro punto di vista, quello sociale ed occupazionale. Ed a questo scopo sottolineiamo il fatto che quasi metà del discorso presidenziale è stato dedicato proprio alle problematiche sociali e lavorative del popolo americano. Leggiamo alcuni passaggi del suo discorso:

  • troppo a lungo abbiamo osservato la nostra classe media assottigliarsi man mano che esportavamo lavori e ricchezza in Paesi stranieri. Abbiamo finanziato e costruito progetti globali ignorando però i destini dei nostri figli nei bassifondi delle città”:una descrizione della situazione produttiva e sociale che è molto simile ai disastri occupazionali italiani e l’aumento della povertà provocati dalla “delocalizzazione” delle aziende;
  • la Ford e tante altre imprese hanno annunciato che investiranno miliardi di dollari all’interno degli Usa e che creeranno decine di migliaia di nuovi posti di lavoro americani”: è l’inverso della “delocalizzazione”, con il ritorno in Patria delle industrie per evitare le penalizzazioni previste in termini di dazi
  • proteggendoci dall’immigrazione incontrollata, innalzeremo i salari ed aiuteremo i disoccupati”: l’immigrazione incontrollata, oltre a provocare disagi sociali, ha l’effetto d’introdurre manodopera a basso prezzo e senza diritti per sostituire i lavoratori nazionali tutelati da leggi e contratti;
  • novantaquattro milioni di americani solo al di fuori della forza lavoro; la metà vivono in povertà e l’altra metà sopravvive grazie ai buoni viveri; oltre il quinto delle persone non lavora nel periodo dei suoi migliori anni lavorativi”: panorama desolante della situazione sociale americana, che i media non descrivono, cui si aggiungono i milioni di persone ufficialmente “homeless”, senza casa, con domicilio legale nelle strade o nelle fatiscenti roulotte dove dormono….. Ma anche in Italia la situazione non è ottimale;
  • da quando è stato approvato il Nafta (Trattato di libero commercio con Canada e Messico) abbiamo perso più di un quarto dei posti di lavoro nel sistema manifatturiero; e da quando la Cina nel 2001 è entrata nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) abbiamo perso sessantamila fabbriche”; effetto concreto dei guasti causati dalla globalizzazione alle produzioni nazionali ed all’occupazione;
  • “le nostre infrastrutture in Patria sono andate in malora, dobbiamo spendere un miliardo di dollari tra capitale pubblico e privato per un piano di ricostruzione nazionale che potrà creare milioni di nuovi posti di lavoro”: problema gravissimo, questo delle infrastrutture, di cui soffre anche l’Italia che per di più è afflitta da terremoti ed alluvioni. Un piano analogo è ormai indilazionabile, ed è stato auspicato dai tecnici – geologi ed ingegneri – intervenuti a commentare i recenti eventi luttuosi sismici e metereologici;
  • “costringere ogni cittadino americano ad acquistare un’assicurazione sanitaria approvata dal governo non crea un mercato assicurativo autenticamente competitivo che riduca i costi e fornisca un’assistenza adeguata; dobbiamo abbassare i costi delle assicurazioni ed attuare riforme volte a proteggere i pazienti ed i dottori da costi non necessari che fanno lievitare il costo delle assicurazioni, ed operare anche per far scendere i prezzi alti ed artificiosi per i farmaci”; questa dell’assistenza sanitaria integrativa, che negli Usa è stata mal gestita dal cosiddetto “Obamacare” che ha fatto solo arricchire le compagnie di assicurazioni operanti in regime di oligopolio e di cartello, sta divenendo anche in Italia un grosso problema ignorato dal governo. Il servizio sanitario pubblico soffre di grandi carenze dovute anche ai tagli della spesa pubblica in quel settore; le assicurazioni si stanno inserendo mediante i fondi sanitari integrativi aziendali, non controllati però da nessun Ente, a differenza di quelli per la previdenza complementare; i cittadini che non possono aderire a questi fondi hanno la scelta o di stipulare coperture assicurative individuali, assai care, oppure di affidarsi solo alle incerte cure del servizio sanitario nazionale;
  • “occorre un progetto di legge sull’istruzione per finanziare la scelta della scuola per i giovani svantaggiati, compresi i figli degli afroamericani e degli ispanici.Le famiglie dovrebbero essere libere di scegliere tra scuola pubblica, privata, specialistica, religiosa, insomma la scuola giusta per loro”; negli Usa il costo dell’istruzione superiore ed universitario è altissimo, mentre la scuola pubblica è molto carente ed abbandonata dalle istituzioni. Cosicché solo un numero ridotto di famiglie possono permettersi di mantenere i figli ai “campus” universitari, e c’è una certa ignoranza diffusa. Lo scopo del progetto è quello di elevare le competenze dei giovani americani, a qualsiasi etnia appartengono.

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Quello che emerge in questo discorso, è la grave situazione sociale, produttiva e materiale degli Usa, i cui presidenti del passato hanno pensato solo alle situazioni esterne con interventi bellici trascurando il popolo ed il territorio nazionale. E’ anche interessante rilevare come le affermazioni di Donald Trump sono singolarmente simili a quello del candidato democratico che provò a sconfiggere la Clinton, conquistando ben dodici milioni di voti nelle primarie, ossia Bernie Sanders di cui a suo tempo ci siamo occupati su “Meta Sociale”.

Per quanto ci riguarda, dobbiamo osservare come la situazione descritta, e gli interventi proposti, in questo discorso trovano molte corrispondenze con la situazione italiana: sarebbe quindi bene che i nostri governanti ed i gruppi politici, anziché attardarsi a polemiche interne od alla demonizzazione acritica del neopresidente statunitense, riflettessero maggiormente su quello che occorre in Italia per affrontare i problemi esposti da Trump: delocalizzazione ed importazioni illimitate che fanno perdere occupazione; impoverimento della classe media ed in genere della popolazione; “dumping” sociale da parte degli immigrati in termini di retribuzioni e diritti del lavoro; risanamento del territorio e delle infrastrutture; miglioramento ed assistenza ai giovani per la loro maggiore istruzione e competenza; interventi nel campo della situazione sanitaria, anche in considerazione del progressivo invecchiamento della popolazione.