di Annarita D’Agostino

Lo Stato italiano, quindi noi contribuenti, saremo costretti a restituire oltre un milione di euro di Iva, più interessi maturati e spese processuali, ad un’azienda farmaceutica. Lo ha stabilito il giudice civile di Milano, che ha condannato l’Agenzia delle Entrate per aver indebitamente percepito l’imposta sulla cessione gratuita di apparecchiature mediche a varie aziende ospedaliere.
La sentenza arriva dopo undici anni e cinque gradi di giudizio, e peserà sulle tasche degli italiani, ma dovrebbe pesare sulla responsabilità di chi, come scrive il giudice, con un parere dell’ottobre del 2004 era già “consapevole di aver introitato somme non dovute” mentre non era “derivata alcuna restituzione” alla società “di quanto indebitamente incassato”. L’Agenzia delle Entrate ha dunque ‘dimenticato’ che “i rapporti tra contribuente e amministrazione finanziaria devono essere improntati al principio di collaborazione e della buona fede”.
L’avvocato difensore dell’azienda, Francesco Luigi De Luca, parla di “sentenza storica: un giudice ha ritenuto l’Agenzia delle Entrate responsabile dei danni extracontrattuali causati con il proprio comportamento, nella specie, per errata risposta ad un interpello, nei confronti di un’impresa”. Il comportamento dell’organizzazione risulta superficiale e incoerente se si considera che la stessa Agenzia, undici anni fa, aveva ammesso l’errore, dopo due richieste di chiarimenti, senza però restituire la somma.
Anche questo contribuisce ad alimentare l’intricata massa del contenzioso fiscale che soffoca il sistema giudiziario italiano.