Il commissario europeo Dimitris Avramopoulos ha presentato una nuova raccomandazione agli Stati membri e un piano d’azione per intensificare i rimpatri. “Garantire che i migranti irregolari siano rimpatriati rapidamente non solo allenterà la pressione sui sistemi di asilo degli Stati membri e permetterà di mantenere adeguate capacità di protezione per chi ne ha realmente bisogno, ma sarà anche e soprattutto un segnale forte per scoraggiare i pericolosi viaggi della speranza verso l’Ue”. “Dobbiamo dare protezione a coloro che ne hanno bisogno, – sostiene – ma dobbiamo anche rimpatriare chi non ha diritto di rimanere nell’Ue”.
Più facile a dirsi che a farsi.
Secondo la stima della stessa Commissione europea nell’Unione ci sarebbero ben “oltre un milione” di richiedenti asilo destinati ad essere rimpatriati. Con circa 2,6 mln di richieste di asilo solo nel 2015-16, e considerando che il tasso di riconoscimento in prima istanza del diritto di asilo è al 57% “nei primi tre trimestri del 2016, gli Stati membri dell’Ue – è scritto nel documento – potrebbero avere oltre un milione di persone da rimpatriare, una volta che le richieste di asilo saranno state esaminate”.
Ma c’è ancora un altro fattore da considerare: i tassi di rimpatrio a livello Ue non sono migliorati. Il tasso dei rimpatri effettivi verso Paesi terzi è calato dal 36,6% del 2014 al 36,4%. In più, se si escludono i rimpatri verso i Paesi dei Balcani Occidentali, il tasso di rimpatri dall’Ue cala ulteriormente al 27%.
Tra le misure raccomandate, l’Ue ha sollecitato gli Stati membri a “superare le inefficienze del processo di rimpatrio e a ridurre i tempi dei ricorsi, adottando sistematicamente decisioni di rimpatrio che non abbiano scadenza”; a contrastare “gli abusi” prevedendo “procedure accelerate” della richieste di asilo e, “nel caso, alla frontiera, quando le domande risultino sospette e sembrino non avere altro scopo che quello di ritardare l’esecuzione di una decisione di rimpatrio”; “scongiurare il rischio di fuga ponendo in detenzione le persone a cui è stata notificata una decisione di espulsione o che rifiutano di collaborare nel processo di identificazione o che si oppongono al rimpatrio con violenza o frode”. “Garantire che i migranti irregolari siano rimpatriati rapidamente non solo allenterà la pressione sui sistemi di asilo degli Stati membri e permetterà di mantenere adeguate capacità di protezione per chi ne ha
realmente bisogno, ma sarà anche e soprattutto un segnale forte per scoraggiare i pericolosi viaggi della speranza verso l’Ue”.

Ma c’è anche la questione ricollocamenti da considerare. “La Commissione Europea userà tutti gli strumenti a sua disposizione per assicurare che gli impegni” riguardanti il ricollocamento di rifugiati da Italia e Grecia in altri Paesi Ue “vengano onorati”.
Lo ha scritto il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, in una lettera inviata al presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, in vista del vertice che si terrà la settimana prossima a Bruxelles.
Il monito della Commissione Ue agli Stati membri vuol dire che sta aprendo la possibilità di future procedure di infrazione. Bruxellles ha avvertito inoltre che “l’obbligo giuridico di ricollocare le persone ammissibili non decadrà dopo il mese di settembre”. Secondo la comunicazione, nonostante il nuovo record mensile registrato in febbraio (circa 1.940 relocation), “il ritmo attuale rimane ben al di sotto delle attese e inferiore all’obiettivo approvato dal Consiglio europeo di almeno 3.000 trasferimenti mensili dalla Grecia e a quello stabilito dalla Commissione di almeno 1.500 mensili dall’Italia. Ad oggi, i ricollocamenti sono stati in tutto 13.546, di cui 3.936 dall’Italia e 9.610 dalla Grecia”.
Finora solo due Stati membri – Finlandia e Malta – provvedono nei tempi ai propri obblighi nei confronti sia dell’Italia che della Grecia, mentre alcuni – Austria, Polonia e Ungheria – rifiutano qualunque tipo di partecipazione al programma ed altri stanno rispettando gli impegni in misura molto limitata – Bulgaria, Croazia, Repubblica ceca e Slovacchia .
Ma per il senatore Roberto Calderoli, vice Presidente del Senato e responsabile Organizzazione e Territorio della Lega Nord: “Il piano sull’immigrazione presentato oggi dalla Commissione UE non serve a niente, le misure sono inapplicabili e servirebbero a poco: l’unica soluzione resta il blocco navale del Mediterraneo, per non farli arrivare, con pattugliamenti e respingimenti in mare come fa la Spagna, dove nel 2016 sono sbarcati appena 6000 immigrati, il 3% di quelli sbarcati in Italia”. Lo stesso ha spiegato inoltre che “intanto 200 milioni per favorire i rimpatri volontari sono una
miseria, non basterebbero all’Italia, figuriamoci se la cifra va suddivisa con la Grecia e altri Stati”.