di Annarita D’Agostino

Giugno 2002: Luigi Nicola Carnevale, operaio della Sata di Foggia, fuma una sigaretta durante l’orario di lavoro. Non avrebbe dovuto farlo. L’azienda lo licenzia, imputandogli altre presunte inadempienze che, però, si rivelano insussistenti nei vari gradi di giudizio. La Corte di Cassazione decide in via definitiva il reintegro del lavoratore, giudicando la punizione del tutto sproporzionata rispetto alla violazione contestata. E’ il febbraio 2017, e sono passati 15 anni da quando il signor Carnevale ha acceso la sigaretta incriminata.
Raccontata così, la storia del signor Carnevale sembrerebbe una notizia per la sua eccezionalità, ma la realtà della giustizia italiana dimostra invece che, purtroppo, siamo di fronte ad un caso fra tanti: un’analisi condotta dal centro studi ImpresaLavoro ha evidenziato che la zavorra della giustizia lenta vale 5,7 punti percentuali di disoccupazione, ovvero se i contenzioni in materia di lavoro avessero una durata in linea con l’Europa, quindi dimezzata rispetto all’anno e due mesi registrato di media, le probabilità di impiego nel nostro Paese aumenterebbero dell’8 per cento.
Il centro di ricerca ha considerato le rilevazioni ufficiali dei 26 distretti giudiziari italiani negli anni 2014-2016 relative a numero di nuovi procedimenti, numero di procedimenti conclusi e numero di procedimenti ancora pendenti. I dati sono stati successivamente incrociati con quelli relativi alla disoccupazione su base territoriale rilevata dall’Istat per l’anno 2015.
La correlazione tra la lunghezza dei processi per contenziosi in materia di lavoro e il tasso di disoccupazione è dimostrata dall’analisi del divario in termini di efficienza nei singoli distretti giudiziari, che penalizza il Sud Italia. Si oscilla infatti dai 6 mesi di Trento (con un tasso di disoccupazione del 6,8%) e dagli 8 mesi di Genova e Trieste (con tassi di disoccupazione rispettivamente dell’8,3% e dell’8,1%) ai 2 anni e 2 mesi di Messina (con il 22,5% di disoccupazione). A Milano, dove la disoccupazione è all’8%, il tempo medio delle cause di lavoro è di 7 mesi. La lunghezza dei contenziosi è invece superiore ai 2 anni anche a Catanzaro (22,4% di disoccupazione) e a Catania (16,2% di disoccupazione). Al Sud si concentrano i tempi di durata dei processi sistematicamente più alti della media nazionale: 1 anno e 7 mesi a Cagliari, 1 anno e 8 mesi a Bari e a Potenza, 1 anno e 9 mesi a Reggio Calabria, 1 anno e 10 mesi a Caltanissetta.
Come osserva il presidente del centro studi ImpresaLavoro, Massimo Blasoni, “i mesi, molto spesso gli anni, trascorsi nell’attesa di definire cause e contenziosi giudiziari costituiscono costi rilevantissimi che vanno quantificati in posti di lavoro persi e minore ricchezza. Il cattivo funzionamento della nostra giustizia civile e amministrativa è un danno per tutti: spaventa gli investitori (stranieri e non), deprime gli sforzi degli imprenditori onesti e condanna il Paese al declino economico”.