Centonovantaquattro anni di storia e di prezioso servizio reso al Paese. Ma tutto questo, però, non è bastato a frenare l’accorpamento, previsto nel decreto legislativo del 19 agosto 2016, degli oltre 7mila agenti del Corpo Forestale nell’Arma dei Carabinieri. Sicuramente questa non è la novità del giorno tra le tante che, purtroppo, la riforma della pubblica amministrazione ha riservato ai lavoratori.
Ieri, Augusto Ghinelli, segretario confederale dell’Ugl, ha partecipato ad una riunione presso la sede del Consiglio dei Ministri, Dipartimento della Funzione Pubblica per discutere proprio delle problematiche in materia di razionalizzazione delle funzioni di Polizia e assorbimento del Corpo Forestale dello Stato. In particolare, durante l’incontro, si è discusso del futuro di un gruppo di quindici unità di ex agenti del Corpo, che dovranno essere destinati al ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e, tutte le difficoltà e le problematiche che questo passaggio comporta.
Il corpo conta, infatti, circa 8.500 dipendenti in tutta Italia, specializzati nella tutela del patrimonio naturale e paesaggistico, nella prevenzione e repressione dei reati in materia ambientale e agroalimentare. Questi operatori non vanno confusi con gli operai forestali, oltre 10mila in Calabria e più di 28mila in Sicilia, che non hanno la professionalità degli agenti del Corpo. L’inglobamento nell’Arma, e l’Ugl lo ha ribadito più volte portando avanti questa battaglia in difesa del quarto corpo di polizia del nostro Paese, comporta lo stravolgimento della propria identità, passando da dipendenti civili dello Stato a militari a tutti gli effetti.

Infatti, prima della riforma Madia l’ex Corpo Forestale dello Stato era un’istituzione civile con tutte le prerogative previste per i dipendenti delle Amministrazioni dello Stato, compreso il diritto di costituire rappresentanze sindacali di settore. L’intera manovra di accorpamento, benché collegata complessivamente nella riforma della pubblica amministrazione, non è altro che l’ulteriore e metodica posa in opera della spending review, in altre parole, l’operazione per il contenimento della spesa pubblica, fortemente richiesta da Bruxelles ed attuata dall’esecutivo.
L’attuale situazione in cui versano le Province, ormai prive degli organici e delle funzioni ma, anche previste nella nostra Costituzione, è l’esempio evidente, che si procede velocemente alla ricerca e all’attuazione dei tagli economici nella pubblica amministrazione, senza analizzare prima, le conseguenze che andranno a subire i lavoratori, gli utenti e l’intero territorio nazionale. Queste azioni di ‘spietata’ spending review punta solo a tagli lineari, mobilità coatta dei lavoratori, trasferimento di professionalità e specifiche competenze in istituti diversi come nel caso del Corpo Forestale. Si tratta, quindi, dell’ennesimo colpo inferto al mondo del lavoro.