di Maria Rosaria Pugliese – Responsabile Ufficio Programmazione regionale e Fondi strutturali

Alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, il presidente della Corte dei Conti Arturo Martucci Di Scarfizzi lancia l’allarme per “il rischio di dispersione” dei fondi Ue, facendo presente come l’utilizzo dei fondi strutturali per il 2007/13 abbia registrato una percentuale di poco superiore all’80% e giustifichi la preoccupazione per il rischio di dispersione. Di fatto, si sottolinea come in Italia sia ancora insufficiente la capacità di spesa delle risorse comunitarie con conseguente perdita di tali fondi se non utilizzati.
Ancora più significativa è apparsa l’analisi presentata in merito alle frodi comunitarie, dovute in più dell’80% dei casi nell’anno 2015 ad uso scorretto dei fondi strutturali. All’interno della ripartizione, oltre la metà ricade sulle amministrazioni regionali, in massima parte del Sud. Pertanto, se da un lato si registra una spesa insufficiente e in parte non corretta, dall’altro non si può non prendere atto che la ripresa dell’attività produttiva è ancora fragile, soprattutto in relazione ai vincoli di finanza pubblica che derivano all’Italia dall’appartenenza all’Unione europea e alla moneta unica.
I dati sono relativi al periodo 2007-2013. A fine 2013 c’era un forte non speso e il governo italiano ha dovuto fare i salti mortali per recuperare. I dati della Ragioneria Generale dello Stato del 2015, per ciò che concerne le cinque regioni del Sud, riportano che queste ultime hanno “speso” più di 14 miliardi di euro (sette volte di più di quello che avevano speso nel 2014). Peccato che 14 miliardi di euro sono quasi il 5% del Pil totale del Mezzogiorno: come dire che le Regioni del Sud hanno effettuato nel 2015 investimenti pari al 5% del proprio Pil (a cui si aggiungono gli investimenti fatti dai ministeri che spendono fondi strutturali nel Sud), ma di 4 di questi 5 punti si è persa qualsiasi traccia. Ci sono solo due possibili spiegazioni: o la “spesa” era falsa (è frequente la pratica di portare a rendicontazione dei programmi fatture relative a progetti finanziati con spesa pubblica nazionale per non subire l’onta del de-finanziamento da parte della Commissione) o, invece, la spesa era di così pessima qualità che non ha avuto alcun effetto. Insomma, una spesa che qualcuno ha definito “cattiva”, specie nelle regioni con maggiori difficoltà, dove i fondi europei si perdono in una voragine fatta di gare irregolari e incapacità gestionali. Un paradosso.
Certo, la colpa non risiede tutta nelle responsabilità di chi amministra le regioni del Sud. Anche la macchina centrale, chiamata a guidare le regioni nell’utilizzo delle risorse che arrivano da Bruxelles, l’Agenzia per la Coesione territoriale, si è inceppata. Nata con il governo Letta e confermata nella sua struttura da Matteo Renzi, l’attività dell’Agenzia non sembra sufficientemente capace a invertire il trend negativo. Un numero su tutti: a luglio 2016 è stato speso solo il 2,16% dei fondi strutturali previsti per il periodo 2014-2020, che ammontano a un totale di 64 miliardi di euro. Considerando che a luglio si è esaurito già il 40% dei 7 anni a disposizione per la spesa, il forte ritardo è evidente.
Fino a luglio 2016 risulta sia stato speso solo il 2,16% dei 64 miliardi a disposizione dal 2014 al 2020. Un valore inferiore rispetto a quello previsto dalla stessa Agenzia per la fine del 2016. Ad adiuvandum, i Comitati di Sorveglianza di questi ultime settimane confermano il trend negativo. Inoltre, è necessario sottolineare che la spesa è caratterizzata da una querelle tra Italia e Commissione europea, che litigano per uno scostamento tra il deficit previsto dal Patto di stabilità e il deficit proposto dalla Legge di stabilità che è pari allo 0,5% del Pil. Lo 0,54% del Pil è circa 6 miliardi di euro, circa otto volte i 44 miliardi di euro dei fondi strutturali per la sola parte che viene interamente dall’Europa. In sintesi, un quadro inquietante non solo per la quantità di risorse spese ma, ancor di più, per la modalità di spesa e per i risultati raggiunti.
Se questa analisi riguarda la programmazione ormai passata, non da meno si presenta quella in corso. Il monito è di pochi giorni fa, da parte del commissario Cretu, in visita in Italia, tra l’altro, a Pompei e Norcia. La commissaria ha fatto presente come, negli ultimi mesi, l’utilizzo dei fondi strutturali europei da parte dell’Italia abbia registrato un’impennata positiva, ma i risultati che derivano dai progetti finanziati o cofinanziati con le risorse europee sono deludenti, specie nel Mezzogiorno, in termini di rilancio della crescita e dell’occupazione. Insomma, nonostante oggi ci sia un’attenzione politica maggiore, tenuto conto che il Governo ha investito un ministro della tematica, il quadro non cambia. E’ necessario uno scatto di responsabilità, in primis delle parti sociali, chiamate a fare la propria parte nel monito e nel controllo della spesa, a favore dei lavoratori e della coesione sociale.