di Annarita D’Agostino

L’Istat rivede al rialzo le stime del Pil italiano, segnalando un aumento dello 0,9% nel 2016 rispetto all’anno precedente, +0,1 in confronto alle stime governative del Documento programmatico di bilancio di ottobre scorso. Nel quarto trimestre 2016, il Prodotto interno lordo è invece aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dell’1,1% nei confronti del quarto trimestre del 2015.
Nonostante i commenti entusiastici del premier, Paolo Gentiloni, che su Twitter definisce “incoraggianti” le stime, la lettura comparata del dato diffuso oggi (che lo stesso Istat definisce “molto provvisorio”) rende il confronto con il nostro Paese impietoso. Eurostat segnala infatti che la crescita economica dell’area euro nel quarto trimestre 2016 è stata pari a + 0,4% rispetto ai tre mesi precedenti e + 1,7% su base annua. Guardando a tutti i 28 membri dell’Unione europea, il Pil è aumentato dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti e dell’1,8% su base annua. Secondo l’Istituto europeo di statistica, in Italia la crescita congiunturale è stata appena la metà della media dell’eurozona: +0,2% su base trimestrale, 1,1% sull’anno, mentre in Germania è stato registrato rispettivamente +0,4% e +1,8%, in Francia +0,4% congiunturale e +1,1% annuo, in Spagna +0,7% e +3% tendenziale. Anche il commissario Ue agli Affari economici e finanziari, Pierre Moscovici, durante la presentazione delle Previsioni economiche d’inverno della Commissione Ue, ha evidenziato come quella italiana sia una crescita “modesta” sostenuta “dai bassi tassi d’interesse e da una forte domanda esterna, ma le debolezze strutturali ostacolano una ripresa più forte”.
Non tutti i comparti, inoltre, beneficiano dell’andamento positivo. Ad essere in controtendenza è l’agricoltura, che annaspa sotto le macerie dei terremoti del Centro Italia. Sulle stime dell’Istat, infatti, pesa il calo del valore aggiunto ai prezzi agricoli al produttore, ossia della differenza tra produzione totale e consumi intermedi di beni e servizi utilizzati nel processo produttivo. Questa diminuzione incide negativamente sulla variazione percentuale del Pil rispetto al trimestre precedente, mentre, secondo l’Istituto nazionale di statistica, aumentano i valori congiunturali di tutti gli altri settori e migliora l’andamento generale.
Per Coldiretti, ad incidere sulla variazione negativa dell’agricoltura è l’effetto terremoto, che anche oggi ha fatto registrare una nuova scossa, con epicentro ad Accumoli e magnitudo 3.8. Gli eventi calamitosi hanno infatti colpito territori a forte vocazione agricola e agrituristica. Secondo l’associazione dei coltivatori diretti sono migliaia le aziende in difficoltà nei territori terremotati dei comuni di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo, dove c`è una significativa presenza di allevamenti con oltre 100mila animali e la presenza di un vasto indotto agroindustriale, con caseifici, salumifici e frantoi dai quali si ottengono specialità di pregio famose in tutto il mondo. Un comparto che ha subito milioni di danni, con migliaia di posti di lavoro a rischio. Nella sola Regione Abruzzo, Coldiretti ha calcolato una strage di 10mila capi di bestiame, 1 milione di piante d’ulivo abbattute, terreni agricoli franati e vegetazione sconvolta, danni per 52 milioni di euro alle aziende agricole e alle stalle.
“Il crollo di stalle, fienili, caseifici e la strage di animali hanno limitato l`attività produttiva nelle campagne mentre lo spopolamento ha ridotto le opportunità di mercato per i prodotti che si sono salvati dalle scosse, che – precisa Coldiretti – continuano a stressare peraltro anche gli animali con le mucche e le pecore che hanno ridotto di almeno il 30% la produzione di latte, e si moltiplicano gli aborti anche perché spesso sono costrette a vivere all’aperto dal crollo delle stalle”.
In questo contesto, segnalare che, con appena lo 0,9% di crescita, l’economia italiana non registrava ritmi così veloci dal 2010, non può far registrare entusiasmi, ma solo la consapevolezza che la meta della ripresa è ancora (troppo) lontana.