Aumenta la produzione industriale, ma la disoccupazione resta a livelli preoccupanti. L’Italia è da sempre il Paese delle contraddizioni e non si smentisce nemmeno in questo caso.
Secondo quanto riportato oggi dall’Istat, nell’intero 2016 la produzione industriale cresce dell’1,2% sulla base dei dati grezzi e dell’1,6% se si guarda agli effetti di calendario. La produzione accelera verso la fine dell’anno (a dicembre rispettivamente +3,4% il dato grezzo rispetto a un anno prima, +6,6% corretto per il calendario).  A dicembre 2016, l’indice destagionalizzato della produzione industriale è aumentato dell’1,4% rispetto a novembre.
Se da una parte non possiamo che giudicare positivamente queste stime, dall’altra dobbiamo chiederci come mai se la produzione industriale cresce non vale lo stesso per l’occupazione. Basta tornare indietro di qualche giorno. Nella sua nota mensile sull’andamento dell’economia italiana, l’Istat sottolineava come ci fossero segnali di miglioramento per l’economia italiana, ma sottolineava anche  che nel quarto trimestre 2016, l’occupazione è rimasta stabile e la ripresa ha riguardato unicamente gli ultracinquantenni (+1,3%), mentre è stata registrata una riduzione degli occupati per tutte le altre fasce di età. Il tasso di disoccupazione è salito nel corso del trimestre dall’11,8% (ottobre) al 12% (novembre e dicembre), tornando così ai livelli di inizio 2015. L’aggregato delle persone in cerca di occupazione è aumentato in modo significativo (+2,6% rispetto al terzo trimestre) e rimane  comunque elevata la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo per il totale dell’economia (50,5%). Un Paese dunque che, citando quanto detto qualche giorno fa dal segretario confederale dell’Ugl, Fiovo Bitti, “non sa dare risposte sul versante del lavoro”. Non dimentichiamo, infatti, che proprio l’Istat a gennaio aveva denunciato un aumento del tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni, che ha superato quota 40%.
Insomma c’è da chiedersi cos’è che non va in un Paese dove  aumenta la produzione, con particolare attenzione al comparto tecnologico, ma l’occupazione resta al palo. Forse una riflessione da parte del Governo è d’obbligo: probabilmente alcune scelte e in particolare alcune riforme sono state impostante in senso ‘inverso’, cancellando diritti senza proporre soluzioni concrete alla crescita occupazionale di questo Paese.