Negoziazione sociale ai vari livelli istituzionali

di Ornella Petillo segretario confederale dell’Ugl e responsabile Dipartimento Welfare

All’interno della Confederazione UGL le politiche sociali hanno rivestito e rivestono un ruolo fondamentale perché  strumenti importantissimi di garanzia per la coesione e l’equità territoriale. Soprattutto a livello locale la negoziazione sociale è una pratica sindacale che va oltre i luoghi di lavoro, mettendo in atto quello che è il principio di confederalità che è insito nella nostra Organizzazione UGL. Tale principio si attua attraverso la partecipazione del sindacato alla governance politica del  welfare che, a livello locale, si realizza con la negoziazione sociale di prossimità strumento importantissimo e necessario anche per l’utilizzo delle risorse europee. Possiamo definire la programmazione sociale come un piano regolatore che ha funzione di riequilibrio sociale attraverso il sostegno a famiglie e persone che versano in stato di problematicità; le misure di intervento delle politiche sociali sono dirette all’assistenza degli anziani, dei disabili e per il contrasto alla povertà,  incidono in modo sostanziale anche sulla qualità della vita della comunità attraverso l’implementazione sul territorio di strumenti e servizi di supporto al cittadino.

Ornella Petillo

Ornella Petillo

Come di arriva alla programmazione e negoziazione sociale e quali sono i luoghi di confronto ai vari livelli territoriali dove sono coinvolti gli attori sociali ed in particolare le OO.SS ed il Terzo Settore?

Il filo rosso da seguire sono le competenze istituzionali definite dalla nostra Costituzione. Allo Stato è delegata la definizione dei Livelli essenziali di prestazione (LIVEAS) e il finanziamento degli stessi attraverso il Fondo nazionale delle politiche sociali ed altri fondi come il Fondo per le non autosufficienze; alle Regioni spetta la piena competenza in materia di assistenza sociale attraverso la programmazione sociale sostenuta anche dalla finanza regionale; ai Comuni, infine, spetta la realizzazione dei servizi e della rete dei servizi sociali e dell’integrazione socio-sanitaria attraverso i piani di zona, i distretti socio sanitari. La ripartizione delle risorse stanziate sulle varie e molteplici aree di intervento segue le determinazioni dei vari livelli istituzionali frutto di accordi, piani, protocolli di intesa, in altre parole concertazione sociale.

Bisogna rilevare che l’infrastruttura immateriale del nostro Paese, di sostegno a tutta la definizione del servizio al cittadino, dalla sua individuazione e regolamentazione alla reale esigibilità, è un percorso complesso e ricco di insidie. Sono coinvolti molti attori istituzionali e sociali che dovrebbero realizzare percorsi per la facilitazione all’accesso delle  opportunità e dei servizi delle fasce di popolazione ad esclusione sociale e lavorativa; tutto ciò deve essere supportato con un reale monitoraggio delle attività ed un irrobustimento della comunicazione e informazione. Le iniziative più encomiabili spesso hanno trovato una vana applicazione, con scarsissimi risultati nel tessuto sociale, in presenza di una cattiva governance territoriale istituzionale  e una scarsa partecipazione del corpo sociale alla definizione della politica sociale territoriale. Gli antidoti allo “sperpero” risiedono nel coinvolgimento di tutte le forze sociali e nella valorizzazione della contrattazione di prossimità al fine di destinare le risorse su obiettivi concreti e condivisi. Tornando alla concertazione sociale nazionale, bisogna dire che non esiste un solo tavolo di confronto dove vengono analizzate tutte le politiche del welfare.  Purtroppo siamo alle prese con un fenomeno che da un po’ di tempo ha assunto una rappresentazione non proprio incoraggiante sintetizzata con la frase  “frammentazione delle politiche sociali”. L’UGL ha sempre rilevato questo aspetto su tutti i tavoli ministeriali, denunciandone soprattutto la visione non univoca dell’area interessata con il rischio di intervenire con logiche categoriali e azioni disomogenee generatrici di forti diseguaglianze sociali su tutto il territorio nazionale. La risposta del precedente governo a questo problema è contenuto nel disegno di legge delega meglio conosciuto come “contrasto alla povertà”  che in questi giorni è stato licenziato dalla commissione  senato di riferimento dopo essere stato approvato lo scorso luglio alla camera dei deputati. Una delle deleghe contenute nel testo prevede istituzione di un organismo nazionale di coordinamento del sistema degli interventi e dei servizi sociali. Nelle varie audizioni presso le commissioni di Camera e Senato l’UGL ha sostenuto che di per sé l’Organismo non sarà sufficiente a recuperare eventuali carenze riscontrate sul territorio se nasce privo del necessario confronto con le organizzazioni sindacali, le associazioni datoriali e il terzo settore che, invece, rappresentano la base da cui partire per recuperare in efficacia e in efficienza.