Un territorio vulnerabile il nostro che continua ad autoflagellarsi distruggendosi ed annullando vite. Una visione apocalittica di un Centro Italia messo in ginocchio dalla neve e da uno sciame sismico che non dà tregua.

Ieri l’ennesima tragedia, la furia di una slavina ha sventrato l’hotel Rigopiano di Farindola (in provincia di Pescara): un uomo è la prima vittima estratta dalle macerie.

Al momento ci sono 30 dispersi (22 turisti e il personale). Tra loro anche bambini.

La struttura è quasi completamente crollata. È completamente sommersa dalla neve e dagli alberi trascinati dalla slavina. I primi soccorritori sono riusciti ad arrivare sul posto con gli sci intorno alle quattro della scorsa notte. È stato Antonio Crocetta, uno dei capi del Soccorso alpino abruzzese arrivato all’hotel sugli sci, a dire che ci sono «tanti morti». Due persone che si trovavano all’esterno sono state salvate, una è in stato di ipotermia ma non in pericolo di vita.  “Sono salvo perchè ero andato in macchina – si legge su una raccolta di testimonianze pubblicate su La Stampa –  lì sotto ci sono mia moglie e i miei due figli”, dice un uomo tratto in salvo.  E i soccorsi tra molteplici difficoltà proseguono con il loro lavoro di salvataggio senza sosta perché sotto quelle macerie potrebbero esserci altre vite sospese, altri uomini, donne e bambini che non sono riusciti a fuggire. Eppure la maggior parte dei clienti dell’albergo erano pronti ad andar via, aspettavano solo che le strade venissero liberate dagli spazzaneve. Insomma un reo destino.

Una tragedia nella tragedia, quindi, ieri è stata una delle giornate più lunghe e dolorose di questo nuovo anno: nella notte ci sono state nuove scosse di terremoto, almeno ottanta di magnitudo non inferiore a 2 e due di magnitudo 3,5. Il sisma ha causato finora due vittime, anche se non c’è ancora un bilancio definitivo e i soccorritori hanno fatto capire che è destinato a salire. I vigili del fuoco hanno recuperato il cadavere di un uomo di 83 anni, che è stato travolto dal crollo di una stalla a Castel Castagna, in provincia di Teramo. Sempre lì, sempre negli stessi punti devastati da altre forti scosse, una zona del cratere che abbraccia un’area vastissima che va dall’Abruzzo, alle Marche, dal Lazio all’Umbria.

Il grido d’allarme della Coldiretti: Sono circa tremila le aziende agricole e le stalle sepolte dalla neve nelle aree colpite dal terremoto

Altro dramma che le popolazioni colpite dai due ‘cataclismi’ stanno vivendo è la distruzione – come denuncia la stessa Coldiretti – di aziende agricole e di stalle, quindi della forza economica di queste zone. I sacrifici di una vita di tanti contadini ed allevatori spazzati via come la coltre bianca che mezzi ed uomini continuano in queste ore a rimuovere con difficoltà.

“Per effetto del maltempo – sottolinea la Coldiretti – è crollata fino a dimezzarsi la produzione di latte negli allevamenti in queste zone a causa dello stress termico in una situazione in cui solo nelle Marche si contano ora seicento mucche e cinquemila pecore al freddo nelle neve senza ripari”. “Si stima infatti – valuta la Coldiretti – che appena il 15% delle strutture di protezione degli animali siano state completate fino ad ora e gli allevatori non sanno ancora dove ricoverare mucche, maiali e pecore, costretti al freddo, con il rischio di ammalarsi e morire, o nelle strutture pericolanti che stanno cedendo sotto il peso della neve e delle nuove scosse”.

“La neve – precisa la Coldiretti – ostacola la circolazione soprattutto nelle strade rurali con difficoltà a raggiungere gli allevamenti e garantire la mungitura che deve essere fatta due volte al giorno ma anche per le consegne dei mangimi necessarie all’alimentazione degli animali e la raccolta del latte dagli animali che risulta difficile dal Lazio all’Abruzzo dove in molti sono stati costretti a gettarlo”. In difficoltà, chiarisce la confederazione degli imprenditori agricoli, “è quindi anche il fiorente indotto agroindustriale con caseifici, salumifici e frantoi dai quali si ottengono specialità di pregio famose in tutto il mondo che sostengono che il flusso turistico che è la linfa vitale per la popolazione”.

“Dove possibile – riferisce la Coldiretti – è scattata la solidarietà tra agricoltori che si sono stati mobilitati anche con i trattori attrezzati come spalaneve per togliere la neve dalle strade e garantire la circolazione nelle campagne ma restano gravi difficoltà ed è dunque importante l’intervento annunciato dell’esercito per garantire la circolazione”. “La situazione – continua- è insostenibile per gli uomini e gli animali che sono rimasti nelle campagne terremotate dove a distanza di 5 mesi dalle prime scosse si registrano pesanti ritardi ed inefficienze burocratiche con le difficoltà che si aggravano con il maltempo”.

“Davanti ad un disastro annunciato ci muoveremo – assicura la Coldiretti – per individuare le responsabilità e agire di conseguenza insieme ai nostri allevatori“. Intanto nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica continua la vendita della caciotta della solidarietà, realizzata con il latte degli allevatori dei territori colpito dal sisma. Per aiutare le aree rurali, segnala infine la Coldiretti, è anche attivo uno specifico conto corrente denominato ‘Coldiretti pro-terremotati’ dove indirizzare la raccolta di fondi.