La Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2017, che quest’anno sarà celebrata in Lombardia, nel centenario della morte della Santa Francesca Saverio Cabrini proclamata da Pio XII nel 1950 ‘patrona degli emigranti’, cade in un momento particolare per la situazione delle migrazioni economiche e forzate in Europa e in Italia.

A fronte di una stagnazione del numero di migranti economici e una crescita dei migranti forzati giunti in Italia, cresce la paura, aumentano i rischi non solo di alzare i muri, di forme di protezionismo, di limitazioni al welfare per i migranti, ma anche di scontri e conflittualità sociale all’interno dei Paesi europei intorno al tema delle migrazioni.

E proprio in questa giornata va rimarcato con forza il dramma che vivono i ‘minori non accompagnati’ nel loro lungo viaggio verso la speranza, la vita e la dignità.

L’Italia ha il dovere di rispondere concretamente ad un vuoto così profondo e, può tagliare questo traguardo, solo con l’approvazione definitiva del Disegno di Legge contenente norme legate all’accoglienza e alla protezione dei minori non accompagnati. Il Dl era stato presentato ad ottobre 2013 – grazie all’impegno di Save The Children – manca, però, ancora l’approvazione al Senato.

Tra il 1 gennaio e il 30 novembre 2016, su un totale di 173.008 migranti sbarcati nel nostro Paese, si contano 27.008 bambini, dei quali ben 24.659 sono arrivati non accompagnati. Di circa 5.000 di questi minori si sono perse le tracce e rischiano di cadere nelle mani di trafficanti o della malavita.

Quello dell’importanza di questo Disegno di Legge è un tema sul quale vogliamo continuare a far luce. A spiegarlo è Luciano Lagamba, Presidente del Sei Ugl e Responsabile delle Politiche Migratorie che ha partecipato alla conferenza stampa realizzata presso la Sala Marconi della Radio Vaticana (martedì scorso), momento in cui sono state presentate le iniziative della Chiesa Italiana per la celebrazione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato.

Ospiti illustri hanno avuto modo, in questo contesto, di concentrarsi sul delicato tema dell’immigrazione: Mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, S.E. Mons. Guerino Di Tora, Vescovo Ausiliare di Roma e Presidente della Commissione Episcopale per le migrazioni e della Fondazione Migrantes; Mons. Gian Carlo Perego, Direttore generale della Fondazione Migrantes. A moderare il dibattito don Ivan Maffeis, Sottosegretario della CEI e Direttore dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali.

Per proteggere i minori  è necessaria l’approvazione definitiva del disegno di legge ideato proprio per accoglierli, garantire i loro diritti e tutelarli dai circuiti dello sfruttamento – ha spiegato il sindacalista – Nel 2016, circa 5.000 minori migranti non accompagnati, dopo essersi registrati in Italia, sono svaniti nel nulla senza lasciare traccia. Bambini che rischiano di cadere nelle mani di trafficanti o della malavita.  Eppure c’è una legge, purtroppo ancora ‘ferma’  al Senato, che potrebbe proteggere questi minori grazie alla possibilità di identificazione, accertamento dell’età e affidamento degli stessi a coppie italiane desiderose di poter dare un futuro a questi bambini e di poterli accudirli. Bisogna accelerare con i tempi e trasformare le parole in fatti, in azioni capaci di sgretolare quel muro di diffidenza, odio e paure lasciando spazio al rispetto e alla dignità umana”.

Attorno ai diversi volti di minori migranti, per evitare violenze, sfruttamento e abusi, è messa quindi alla prova la capacità istituzionale di tutela dei diritti fondamentali dei minori, primo fra tutti il diritto di famiglia in Italia e all’estero. Con il minore migrante è necessario –  da una parte ricercare forme di collegamento e conoscenza-  familiari a distanza, dall’altra costruire, in assenza di figure genitoriali, un percorso educativo e di crescita integrale. Il riconoscimento, la prima accoglienza, la seconda accoglienza che sono i livelli di un percorso teso all’integrazione sono i tre momenti fondamentali di affido che spesso non passa immediatamente attraverso la famiglia, ma attraverso la città e le sue strutture di un welfare sempre più comunitario, ma anche i luoghi e gli strumenti per costruire la Chiesa come casa attorno e insieme ai piccoli.

I passaggi fondamentali della conferenza stampa

La Conferenza episcopale italiana (Cei) ha detto no alla riapertura dei Cie (Centri di identificazione ed espulsione) “se questi dovessero continuare ad essere di fatto luoghi di trattenimento e di reclusione” per immigrati.

Mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, ha elencato una serie di proposte in materia di immigrazione annunciando che la Cei è pronta a siglare un protocollo per finanziare un corridoio umanitario con l’Etiopia. Il direttore generale di Migrantes, mons. Gian Carlo Perego, ha fornito un’aggiornamento dei dati sull’immigrazione in particolare dei minori in Italia: nel 2016 il numero dei minori non accompagnati sbarcati è più che raddoppiato rispetto al 2015, passando da 12.360 a 25.772.
Mi permetto di elencare in maniera schematica i “sì” e i “no” sui quali mi piacerebbe vedere impegnati tutti gli uomini e le donne di buona volontà, a cominciare da chi ha responsabilità di governo”, ha detto Galantino nella conferenza ospitata dalla sede romana della Radio vaticana, “senza la superficialità di chi parla tanto dei migranti e poco con i migranti”. Cinque i “sì” elencati dal segretario della Cei. Sì, innanzitutto, “a sbloccare e approvare una legge ferma che allarga la cittadinanza ai minori che hanno concluso il primo ciclo scolastico, così da allargare  la partecipazione, cuore  della democrazia, e favorire processi di inclusione e integrazione”.

In secondo luogo, “sì a sbloccare e approvare una legge ferma che tutela i minori non accompagnati, non destinandoli a nuovi orfanatrofi, ma a case famiglia, a famiglie affidatarie, accompagnate da una formazione attenta a minori preadolescenti e adolescenti”.

Sì “all’identificazione dei migranti che arrivano  tra noi, anzitutto per un’accoglienza attenta alla diversità delle persone e delle storie, pronta a mettere in campo  forme e strumenti rinnovati di tutela e di accompagnamento che risultano una sicurezza per le persone migranti e per la comunità che accoglie”. Sì, quarto punto, “a un’accoglienza diffusa, in tutti i comuni italiani, dei migranti forzati, in fuga da situazioni drammatiche”.

Quinto, “sì a un titolo di soggiorno come protezione umanitaria o come protezione sociale a giovani uomini e donne che da oltre un anno sono nei CAS e nei centri di prima accoglienza e hanno iniziato un percorso di scolarizzazione o si sono resi disponibili a lavori socialmente utili o addirittura già hanno un contratto di lavoro, nonché a coloro che hanno potuto, speriamo presto, fare un’esperienza di servizio civile, ma anche a chi ha una disabilità o un trauma grave, è in fuga da un disastro ambientale o dal terrorismo”. Il segretario della Cei ha poi elencato tre no: No, innanzitutto, “a forme di chiusura di ogni via legale di ingresso nel nostro Paese che sta generando un popolo di irregolari, che  alimenta lo sfruttamento, il lavoro nero, la violenza. E’ contradditorio chiudere forme e strade per l’ingresso legale e poi approvare leggi per combattere lo sfruttamento lavorativo e il caporalato”. No, in secondo luogo, “a investire più nella vendita delle armi che in cooperazione allo sviluppo, in accordi internazionali per percorsi di rientro, in corridoi umanitari”, ha proseguito il segretario della Cei, annunciando è pronto a firmare un protocollo di intesa col Ministero competente per aprire un “corridoio umanitario” con l’Etiopia per i profughi provenienti da Eritrea e Somalia, utilizzando anche per questo fondi provenienti dall’8×1000. E, difatti, così è stato: è proprio di oggi la notizia dell’intesa raggiunta al Viminale per l’apertura di nuovi corridori umanitari che permetteranno l’arrivo in Italia, nei prossimi mesi, di 500 profughi eritrei, somali e sud-sudanesi, fuggiti dai loro Paesi per i conflitti in corso. A siglare il “protocollo tecnico” quattro soggetti: la Conferenza Episcopale Italiana (che agirà attraverso la Caritas Italiana e la Fondazione Migrantes) con il segretario generale, monsignor Nunzio Galantino, e la Comunità di Sant’Egidio con il suo presidente, Marco Impagliazzo, come promotori; il sottosegretario all’Interno Domenico Manzione e il direttore delle politiche migratorie della Farnesina, Cristina Ravaglia, per lo Stato italiano.

“Soprattutto laddove i comuni sono stati latitanti – ha precisato il direttore di Migrantes – è cresciuto l’impegno dell’accoglienza ecclesiale. Ad esempio in Lombardia una persona su due è accolta presso strutture ecclesiali”. Monsignor Perego ha voluto anche ribadire che “depenalizzare il reato di clandestinità sarebbe un atto di grande intelligenza per il nostro Paese. Se dovesse permanere il reato – ha aggiunto – proseguirebbe una realtà inutile da tutti i punti di vista che rischia di incrinare lo Stato di diritto: una persona non deve essere penalizzata per uno stato ma solo se commette un reato. Una condizione di vita non può essere un reato”. La depenalizzazione insomma “sarebbe un atto importante per far superare le paure irrazionali che, tante volte, fanno dimenticare i diritti fondamentali delle persone”.

Alla conferenza stampa, moderata dal portavoce della Cei, mons. Ivan Maffeis, il presidente della fondazione Migrantes, mons. Guerino Di Tora, ha ricordato che per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato di quest’anno il Papa ha dedicato il suo tradizionale messaggio al tema “Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce”.

“Proprio perché soli – ha spiegato Di Tora – nell’assenza dei loro genitori, di adulti che li accompagnino, la loro voce è il silenzio, la loro vita talora oggetto di sfruttamento, di abuso, nel lavoro, o addirittura assoldati alla criminalità organizzata. Ricordiamo che tra gennaio e giugno 2016 in Italia 5222 minori stranieri non accompagnati sono stati dichiarati ‘scomparsi’. Già il Cardinale Carlo Maria Martini ammoniva che “chi è orfano della casa dei diritti, difficilmente sarà figlio della casa dei doveri. Per questo il Papa ci invita anzitutto a renderci consapevoli che il fenomeno migratorio non è separato dalla storia umana, anzi, è insito nella storia della salvezza: in esso è presente un disegno di Dio”.

Il direttore generale della Migrantes, mons. Perego, ha fornito un quadro statistico dei giovani immigrati traendolo dall’ultimo rapporto Caritas-Migrantes. Sono 1.085.274 i minori immigrati presenti in Italia al 1 gennaio 2016 (pari al 21,6% del totale degli stranieri). 104.056 sono nati in Italia nel 2014 da almeno un genitore straniero e 75.067 (38.664 maschi e 36.403 femmine) da entrambi i genitori stranieri, con un calo a 72.000 nel 2015. I minori ricongiunti con una famiglia che gode di permesso di soggiorno di lungo periodo sono il 28,8% a fronte del 17,7% del gruppo di soggiornanti con un permesso a scadenza. Nel 2016 , anno del maggior arrivo di migranti sulle nostre coste italiane (181.436 al 31 dicembre), il numero dei minori non accompagnati sbarcati è più che raddoppiato rispetto al 2015: siamo passati da 12.360 a 25772, di 80 nazionalità diverse. I minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo nel 2015 sono stati 3.959 (il 4,7%) su un totale di 83.970 richiedenti protezione internazionale. Dal 2006 al 2016, ha poi notato Perego, i minori iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero sono passati da 478.363 unità a 724.897 (+51,5% dal 2006 al 2016)”.
Quanto agli accordi che il Governo italiano sta siglando con alcuni paesi maghrebini, mons. Galantino, in risposta ad una domanda dei giornalisti, ha detto che si tratta di un “fatto positivo” e spiegando che, più in generale, è “positivo che le nazioni a quo e le nazioni ad quem”, ossia quelle di origine e quelle di destinazione dei flussi migratori, “parlino e si confrontino”. Da parte sua la Cei, ha detto ancora il presule, intende promuovere incontri tra vescovi italiani e vescovi dei paesi di origine degli immigrati (fonte La Stampa).