“Se l’Alitalia si trova ciclicamente a fare i conti con lo spettro di un default è perché non è una società gestita bene: per questo le colpe non devono cadere sui lavoratori. Il lavoro migliora, ci sono più occupati, ma non si possono certo stappare i migliori champagne”. Questo, in sintesi, il pensiero del ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, intervenuto oggi in una trasmissione radiofonica.

La situazione della ex compagnia di bandiera “è stata gestita oggettivamente male“, ha affermato il ministro secondo cui è “inaccettabile che una gestione non buona venga ribaltata sui lavoratori“. Calenda ha sottolineato che non esiste che l’azienda parli di esuberi prima di presentare il piano industriale. “Non spetta a me dirlo, la fiducia ce la devono avere gli azionisti. Mi pare oggettivo che la compagnia è stata gestita male. Quello che è inaccettabile è scaricare questo sui lavoratori. E’ dunque inaccettabile parlare di esuberi prima di vedere un piano di rilancio”.

Francesco Paolo Capone, segretario generale Ugl

Francesco Paolo Capone, segretario generale Ugl

Tempestivo il commento di Francesco Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl. Il sindacato sta seguendo con attenzione e grande sensibilità una delle vertenze più complesse e delicate del momento. L’Ugl Trasporto Aereo, nello specifico, rappresentato da Francesco Alfonsi ha seguito l’intensa trattativa dal principio. Una trattativa che dopo mesi di attesa è ‘esplosa’  lunedì, durante l’ennesimo tavolo di confronto che non ha consegnato ai sindacati e ai lavoratori il ‘risultato tanto atteso’: un valido e serio piano industriale per permettere alla compagnia aerea di poter decollare verso un cielo e un futuro più sicuro.

La frattura tra società e dipendenti è ormai conclamata: per il giorno 23 febbraio – salvo intese ad ora difficili – è previsto uno sciopero e nel mezzo c’è lo sciopero generale del trasporto aereo già proclamato per il 20 gennaio sul problema degli ammortizzatori sociali e del fondo di solidarietà. Per entrambi, il garante ha valutato la legittimità.

“Non solo è inaccettabile e offensivo chiedere altri sacrifici ai lavoratori Alitalia – precisa il segretario generale in riferimento alle dichiarazioni del ministro Calenda sul caso Alitalia –  ma lo è ancora di più farlo in assenza di un piano industriale, perché lavoro e rilancio aziendale sono facce della stessa medaglia”.
“Apprezziamo le parole del ministro il quale, oltre a difendere il lavoro e i lavoratori, invoca, per il superamento di questa ennesima crisi, quella cultura industriale che un’azienda come Alitalia, strategica per l’intero sistema economico, dovrebbe avere e dimostrare nei fatti”.
“Oltretutto per un Paese alla continua ricerca di crescita e di sviluppo e di nuova, strutturale, occupazione non ha alcun senso affrontare questo difficile passaggio con criteri, ma sarebbe meglio dire ‘scorciatoie’, che non porterebbero da nessuna parte. Senza dimenticare che l’Italia ha bisogno di ritrovare unità, solidarietà tra le sue varie componenti, ma soprattutto fiducia nel futuro”.

 Il difficile percorso di rilancio della compagnia aerea

Nonostante l’arrivo di Etihad come socio forte, la situazione finanziaria di Alitalia non si è risollevata. Nelle ultime settimane è stato necessario un ennesimo sforzo di concertazione con i soci – in particolare Intesa, Unicredit e la stessa Etihad – per arrivare a siglare l’accordo per il finanziamento a sostegno della nuova parte del piano industriale. Un programma del quale mancano ancora i contorni definiti, come ha rilevato il governo, ma sul quale pendono 1.500 possibili esuberi per tagliare i costi. Intanto l’operazione di dimagrimento è iniziata con la scure sulla tratta Roma-Malpensa e il congelamento degli scatti salariali, una scelta che ha intesito ancor di più i rapporti con i sindacati (fonte Repubblica).