Nonostante il Governo abbia finalmente licenziato il decreto legge per la ricapitalizzazione delle banche in difficoltà ( a proposito: quante sono davvero?) a partire dal MPS, è ancora troppo presto per capire come questa storia finirà.
Troppe le variabili ancora sconosciute, troppi i passaggi ancora da definire: dal rimpallo che presto vedremo tra BCE e Commissione, fino al piano industriale che la stessa banca dovrà presentare per convincere Bruxelles di avere davanti una lunga e solida prospettiva di vita.

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E sicuramente le notizie che verranno non saranno tutte buone, soprattutto per i lavoratori della più antica banca del mondo.
Qualche riflessione “a margine”, come si dice, è però possibile anche alla luce dei numerosi commenti che si possono leggere da qualche giorno sui principali quotidiani, gli stessi che negli anni d’oro della M&A, cioè delle acquisizioni di banche da parte di altre banche, celebravano qualunque acquisto, anche il più improbabile, come una vittoria degli arrembanti banchieri italiani.
I quali, però, arrivati buon ultimi al “mercato”, si dovettero accontentare degli scarti degli altri più accorti competitor europei e non solo.
Se ci fosse tempo bisognerebbe rileggere quelle analisi e ricordare quelle formidabili “spinte” allo shopping compulsivo imposti dal mitico mercato, mentre la Banca d’Italia si accontentava di lanciare inutili appelli sul “rischio paese” per alcune aree dell’Est Europa che iniziavano, appena allora, ad assaporare la democrazia.
Il MPS, in particolare, ultimo tra gli ultimi, si dovette accontentare di acquisire, a peso d’oro, Antonveneta, un’operazione difficilmente giustificabile se non ricordando, appunto, il clima di quegli anni.
Anni in cui alla presidenza dell’Abi sedeva lo stesso presidente di MPS, Mussari, a testimonianza che quella banca non era una eccezione – come ora vorrebbe farci credere una persona sicuramente perbene ma con poca memoria, come l’attuale leader dei banchieri, Patuelli -, del sistema del credito, ma una delle sue più autentiche espressioni.
Chissà dov’era il professor Zingales, in quei lunghi anni: fa però una certa impressione leggere stamattina sul quotidiano della Confindustria, Il malmesso Sole 24 Ore, che “MPS è il simbolo del clientelismo politico se non massonico”…!

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Come mai non se ne erano accorti prima da quelle parti?
Forse perché quando sono in tanti a girare col cappuccio in testa non ci si fa quasi più caso?
Nel frattempo continua la confusione tra “risparmiatori” ed “investitori”, differenza non da poco visto che i primi sono tutelati dalla (per fortuna) ancora viva Costituzione, mentre i secondi devono essere difesi dalla Consob o, al limite, dalla Magistratura.
E questo è uno degli altri lati ancora oscuri di questa vicenda dolorosa che presto potrebbe diventare uno dei più pericolosi “inciampi” sulla strada dell’attuazione del decreto.
Il governo, infatti, ha annunciato di voler salvaguardare tutti gli investitori, soprattutto per non incorrere negli stessi errori commessi con Banca Etruria e costati tanto cari, in termini elettorali, all’ex Premier, Renzi.
Da Bruxelles la Commissaria Vestager ha ricordato, però, che per rimborsare tutti occorre che la banca ammetta di aver truffato i propri clienti.
Una opzione che difficilmente i vertici della banca senese prenderanno in considerazione .
Ma la partita è appena iniziata.