Non hanno nemmeno dovuto disturbarsi a scrivere la letterina a Babbo Natale: arriverà direttamente a casa, con un drone del MEF invece che con l’elicottero di Draghi, il pacco dono con 20 miliardi di euro confezionato da Gentiloni e Padoan per le banche italiane.
Il Governo, infatti, ha preso atto che il mitico mercato non crede alla ricapitalizzazione del MPS (solo Renzi e la solita JPMorgan lo pensavano) e delle altre banche in difficoltà (Popolare Vicenza, Veneto Banca, Carige) e non vuole creare un corto circuito nel sistema del credito già provato dalle crisi di Banca Etruria, Marche, CariFe e CariChieti.
Ci penserà dunque il Parlamento a mettere sul tavolo non solo i cinque miliardi necessari a Siena e i tre indispensabili per le altre banche in difficoltà, ma anche una generosa manciata di euro in più per coprire le esigenze del Fondo di risoluzione, delle tasse differite, del caos sempre più probabile delle Popolari cui la nota sentenza del Consiglio di Stato ha restituito dignità ma non certezza nel futuro.
Per il momento la mossa di Padoan è più che altro politica; non si conoscono, infatti, i decisivi “dettagli” di una manovra che dovrà necessariamente passare al vaglio del Parlamento andando a modificare i saldi del bilancio appena approvato e ad incrementare notevolmente il debito pubblico in barba al famigerato articolo 81 della Costituzione.
A seconda di come il Governo deciderà di muoversi, infatti, potrà scattare il burden sharing – cioè il coinvolgimento nelle perdite degli investitori (che, però, tutti chiamano “risparmiatori”) – o il bail in, cioè il sostanziale “fallimento” della banca con una perdita molto più consistente dei capitali investiti ed un coinvolgimento anche dei correntisti nelle perdite.
Del resto il fondo Atlante tanto strombazzato, ha finito le cartucce parcamente fornite dagli istituti di credito e, più generosamente quanto immotivatamente, dalla CDP.
Quindi non resta che gettare la maschera e continuare a salvare le banche a dispetto di quanto l’ABI da sempre smentisce.
Tutto bene se non ci fosse un “particolare” da affrontare; si salvano banche e risparmiatori, ma chi pensa ai bancari che, ancora un mese prima delle elezioni (poi non se ne è piu parlato per ovvi motivi di opportunità politica), lo stesso Renzi considerava in esubero per non meno di cinquantamila unita?
È lecito chiedere al sistema del credito che, a fronte di un cosi generoso ed ulteriore aiuto pubblico, si tutelino i livelli occupazionali e si vincoli l’aiuto di Stato a questo impegno?

da registrare, proprio su questo argomento, una dichiarazione del Vice Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, onorevole Polverini.

“Un ulteriore decreto salva banche in
stretta continuità con il governo Renzi. Ci troviamo difronte
l’ennesimo tentativo di tutela e garanzia nei confronti del
sistema di credito a discapito dei bancari che solo poco prima
delle elezioni l’ex premier indicava in esubero. Mi chiedo allora
se negli obiettivi della misura varata dal Consiglio dei ministri
ci sia l’intenzione di mantenere saldi i livelli occupazionali
dei dipendenti”. Lo dichiara in una nota Renata Polverini,
deputata di Forza Italia.

“La mossa politica dell’Esecutivo inoltre, se approvata dal
Parlamento, andrà a modificare i saldi del Bilancio e ad
aumentare il debito pubblico. Gentiloni e Padoan sono certi di
aver rispettato i termini previsti dall’articolo 81 della
Costituzione?”, conclude Polverini.

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