Fumata nera al tavolo sulla vertenza Almaviva. L’incontro di ieri è stato aggiornato al 19 dicembre alle ore 15: è prevista la trattativa ad oltranza in quanto è l’ultimo incontro prima della scadenza della procedura di chiusura delle aziende il 21 dicembre di Napoli e Roma. A partire da quella data, infatti, partiranno le prime lettere di licenziamento. Sono 2500 i posti di lavoro a rischio. Ma lavoratori e sindacati non restano in silenzio: per la stessa giornata è stato indetto uno sciopero nazionale.

Tempestiva la risposta di Antonio Vitti, componente della segreteria nazionale dell’Ugl Telecomunicazioni che, unitamente agli altri sindacati, proprio non accetta alcuni termini dell’accordo, lontani anni luce dai diritti dei lavoratori. L’azienda, infatti, ha confermato l’esigenza di una profonda ristrutturazione, ribadendo la necessità dei licenziamenti. In campo ci sono alcune ipotesi – come un sostanzioso taglio al costo del lavoro, la riproposizione dell’accordo sulla produttività individuale, una nuova regolazione del controllo a distanza per la verifica della prestazione – ma per ora non si registrano passi in avanti. L’unica novità è la conferma del ricorso al fondo di integrazione salariale per 13 settimane per i 3.164 lavoratori cui i contratti di solidarietà sono scaduti il 30 novembre scorso.

“Consideriamo irricevibili le proposte della società che – precisa Vitti –  insiste con la riduzione degli stipendi e rifiuta l’accesso ad ammortizzatori sociali, messi a disposizione del governo, per scongiurare migliaia di licenziamenti”.

L’azienda ha precisato il sindacalista al termine del complicato vertice “si è resa indisponibile ad accogliere la proposta delle organizzazioni sindacali e dello stesso dicastero che prevede l’applicazione della cassa integrazione a zero ore e di altre agevolazioni relative al ricorso agli ammortizzatori sociali per le sedi di Napoli e di Roma, scongiurando così i 2.500 licenziamenti. Almaviva insiste con la riduzione degli stipendi, attraverso l’abbassamento dei livelli e il blocco degli scatti di anzianità”.
“Le organizzazioni sindacali all’unanimità ritengono irricevibili tali pretese che peraltro non risolverebbero i problemi strutturali in Almaviva. All’aggiornamento del tavolo, in calendario per il 19 dicembre alle ore 15.00, continueremo a fare tutto ciò che è possibile per evitare una vera e propria emorragia occupazionale”.

La viceministro Teresa Bellanova si è appellata ad azienda e sindacati, invitandoli a fare di tutto per scongiurare i licenziamenti Almaviva. “Per Almaviva abbiamo fatto tutto quello che era in nostro potere. Siamo sempre stati consapevoli della complessità della vertenza e anche della distanza, a volte profondissima, tra azienda e rappresentanze dei lavoratori, affermando proprio recentemente che non intendevamo assecondare tagli al salario dei lavoratori. Una trattativa lunga, a tratti estenuante, dinanzi alla quale il governo non si è mai tirato indietro”.

“Le vertenze complicate – questa è stata la sua richiesta – e questa lo è, si risolvono positivamente se questo è l’obiettivo condiviso da parte di tutti. Perché accada ognuno deve guardare alle ragioni complessive. Tutelare il lavoro e i lavoratori, questa è la ragione. In questo momento non ci importa distribuire il carico di responsabilità. Ognuna delle parti in causa sa perfettamente quali sono, quali sono state le disponibilità date e poi invece ritirate improvvidamente. E ognuna delle parti in causa sa di aver sottoscritto un accordo il 31 maggio che attende ancora di essere onorato integralmente o, nella peggiore delle ipotesi, riformulato dopo il raggiungimento di una nuova, ulteriore intesa. Non bisogna permettere che trascorrano altri giorni, a vuoto o in un estenuante rimpallo di responsabilità e accuse reciproche. Tutti noi sappiamo come quello dei call center sia un mercato del lavoro complicato e pieno di insidie. Adesso, lo dico a tutti, è il momento della responsabilità. Per impedire che 2500 lavoratori e relative famiglie trascorrano il peggiore Natale della loro vita”.