Il governo, insieme alla maggioranza parlamentare, non può adesso cadere dalle nuvole e nemmeno illudersi che, anticipando le elezioni o correggendo il Jobs Act, possa far dimenticare la cancellazione di diritti fondamentali, di aver reso piu’ precario tutto il mondo del lavoro, in particolare donne e giovani, e di aver diffuso la pestilenza dei voucher”. 

Queste le parole di Francesco Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl che, attraverso una nota stampa ha precisato: “fin dall’inizio il Jobs Act è stato fortemente criticato anche dall’Ugl, che ha scioperato in piazza insieme ad altre due sigle sindacali, producendo inoltre un’ampia documentazione in occasione di convocazioni e di audizioni in Parlamento, sui numerosi punti più controversi della riforma, in linea peraltro con la precedente del governo Monti’“.

“Pur essendo ormai doverosa e indispensabile la correzione del Jobs Act, prima o dopo il referendum promosso dalla Cgil, – conclude il segretario generale – il governo e tutti coloro che in Parlamento lo hanno votato porteranno in ogni caso la responsabilità di aver reso più ricattabile chi un contratto vero ancora ce l’ha e perpetuamente precari tutti coloro che sono stati assunti a vario titolo dopo l’introduzione del Jobs Act”capone.

Intanto è stata resa nota la data nella quale la Consulta esaminerà l’ammissibilità del referendum. La Corte costituzionale esaminerà nella camera di consiglio dell’11 gennaio 2017, in aggiunta alle altre cause già fissate, l’ammissibilità delle richieste relative a tre referendum abrogativi tutte concernenti disposizioni in materia di lavoro, comprese misure presenti nel Jobs Act. Le richieste sono già state dichiarate conformi a legge dall’Ufficio centrale per il referendum presso la Cassazione, con ordinanza depositata il 9 dicembre 2016.

I referendum sono stati proposti dalla Cgil, che ha raccolto oltre 3 milioni di firme a sostegno. L’obiettivo è quello di cancellare le norme del Jobs Act che hanno modificato l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e quindi la possibilità di licenziamento; di abrogare le disposizioni che limitano la responsabilità in solido di appaltatore e appaltante, in caso di violazioni nei confronti del lavoratore; e di eliminare i cosiddetti voucher, ossia i buoni lavoro per il pagamento delle prestazioni accessorie. 

Se si vota prima del referendum il problema non si pone. Ed è questo, con un governo che fa la legge elettorale e poi lascia il campo, lo scenario più probabile. Sulla data dell’esame della Consulta è tutto come previsto“. Lo afferma il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, commentando con l’Ansa i rischi che il voto sul referendum proposto dalla Cgil possa essere un ulteriore problema per il Pd e il governo.