“Presto disoccupati” è la scritta che in queste ore campeggia nell’aula magna dell’Istituto nazionale di statistica a Roma e che accompagna, da ben sei anni, le proteste dei precari (ultima quella di stamattina) e la paura di ritrovarsi senza lavoro alla scadenza del contratto. Si tratta di ben 350 ricercatori, il 20 per cento dell’intero organico, che vivono nell’attesa di una stabilizzazione che sembra non arrivare mai.

Protesta ricercatori Istat

Protesta ricercatori Istat

‘Presto disoccupati’ più che uno slogan è una richiesta d’aiuto che potrebbe essere sostituita da parole ben più dirette: “Fate presto, lavorare è fondamentale e la ricerca ha bisogno di noi”. Quei ricercatori sono stati assunti con regolare concorso a tempo determinato ma senza l’approvazione di uno specifico emendamento che prevede proprio la loro immissione in ruolo rischiano di essere messi alla porta. Il decreto in questione è proprio uno dei punti rimasti ‘fuori’ dalla frettolosa approvazione della legge di Bilancio 2017 – avvenuta il 7 dicembre scorso  – a seguito delle dimissioni del Premier Renzi.

“Decisiva sarà la volontà del governo di dar seguito agli impegni presi nei confronti della ricerca pubblica, all’attuazione del Censimento Permanente e alla produzione delle statistiche ufficiali previste da regolamenti nazionali ed europei”  – avevano precisato attraverso una nota i lavoratori in mobilitazione – Di conseguenza, solo un positivo esito dell’emendamento consentirà la regolare produzione dei prossimi dati sul Pil e sull’indebitamento netto che altrimenti potrebbero essere compromessi dalla mobilitazione in atto violando di conseguenza le scadenze imposte da Eurostat”.

Per Fiovo Bitti, segretario confederale dell’Ugl  “è necessario un provvedimento urgente, immediato. Ciò che non è stato possibile fare attraverso la Legge di Bilancio – nonostante l’unanime consenso sull’emendamento Palese –  si dovrà concretizzare, ora, nel rispetto di questi lavoratori e delle loro famiglie”.

Dopo l’Istituto Superiore di Sanità un altro ente di ricerca è, dunque, in mobilitazione. In questo modo si rischia di affossare la ricerca pubblica attraverso l’uso indiscriminato e reiterato del precariato.

Sono circa 500 i precari che aspettano da molto tempo – alcuni anche da 25 anni – di essere finalmente assunti dall’ISS. Si tratta di tecnici e ricercatori, da anni in lista d’attesa, con contratti a tempo determinato che si susseguono senza speranza di stabilizzazione nonostante i concorsi vinti, le pubblicazioni, la partecipazioni a conferenze in tutto il mondo.

L’ISS è un ente fondamentale per il Servizio Sanitario Nazionale e svolge funzioni di controllo, di ricerca e di intervento nelle emergenze sanitarie non possiamo permettere licenziamenti nel settore della ricerca. Se nulla viene fatto non ci lamentiamo della fuga dei cervelli e della desertificazione sociale del nostro Paese prima che industriale.