Scendere in piazza, oggi, insieme ai lavoratori del gruppo Tim di tutta Italia è stato un dovere. L’Ugl Telecomunicazioni è in prima linea ed è pronta a tutto pur di ridare giusta dignità e serenità alle tante famiglie legate al futuro – sempre più in bilico-  dell’azienda.

Oltre 50000 lavoratori, in queste ore, stanno attraversando con striscioni e fischietti le regioni d’Italia che ‘ospitano’ il gruppo Tim per gridare no alla disdetta unilaterale del Contratto integrativo aziendale, no al taglio dei diritti e del salario, no ai maxi bonus ai dirigenti e no ai premi unilaterali decisi dall’azienda.

Per risollevare le sorti del comparto e, dell’intero comparto, è necessario un piano industriale che garantisca investimenti, occupazione e sviluppo del sistema delle Telecomunicazioni per il Paese; non solo, è necessaria la valorizzazione del lavoro e delle professionalità e un nuovo premio di risultato. Il tutto senza assolutamente dimenticare che da circa due anni i lavoratori sono in attesa del rinnovo del Contratto di Settore delle Tlc.

Ci stiamo opponendo all’impoverimento del settore, agli esuberi che si determineranno se Agcom farà la scelta di liberalizzare la manutenzione dell’ultimo miglio, alla perdita dei diritti e all’utilizzo dell’appalto e del subappalto senza regole. Scopo dei lavoratori è quello realizzare una trattativa che parta da Tim e coinvolga tutto il territorio nazionale: le crisi non si risolvono con il taglio dei diritti e dei salari”. Questo il commento di Antonio Vitti, rappresentante della segreteria nazionale dell’Ugl Telecomunicazioni e, sopratutto uno dei 33mila lavoratori destinatario del contratto di solidarietà. “A fronte di premi milionari per i manager, si continuano a chiedere sacrifici inaccettabili ai dipendenti – precisa il sindacalista –  che negli anni hanno già pagato un duro prezzo in termini di esuberi e contratti di solidarietà. Non solo, si vuole dare applicazione alle norme penalizzanti del Jobs Act nel ccnl Telecomunicazioni, dai demansionamenti ai controlli a distanza, ma ai lavoratori è stata anche contestata a livello disciplinare la fruizione dei permessi retribuiti individuali e si punta a sopprimere il premio di risultato e le franchigie per i tecnici”.

Le proteste proseguiranno – conclude Vitti – fino a quando non saremo convocati dal Governo per discutere seriamente del futuro del gruppo e, sopratutto, del nostro futuro come lavoratori di un settore di fondamentale importanza per il nostro Paese ma che presenta moltiplici carenze e fragilità”.