di Marco Colonna

Il “regalo” di Renzi per Natale? Niente tredicesima per chi usufruirà dell’Ape, l’  anticipo pensionistico che consentirà dal 2017, a chi ha raggiunto almeno i 63 anni di età di andare in anticipo in pensione, con banche e assicurazioni che ringraziano.

Tornando alla tredicesima eliminata, dalla lettura dell’attuale testo della Legge di bilancio 2017 emerge chiaramente che sia per l’Ape volontaria, sia per l’Ape agevolata sociale come lavoratore svantaggiato,  il trattamento è erogato soltanto per 12 mensilità.

Mancanza di fondi, ma il governo Renzi giustifica il tutto sostenendo che la tredicesima  è stata “cancellata” per evitare che gli importi da restituire con l’ Ape volontaria  risultino troppo elevati per il pensionato. Eh sì perchè, giova ricordare, che il trattamento erogato dagli istituti di credito per l’anticipo pensionistico non è a fondo perduto, ma è un prestito, che deve essere restituito  in 20 anni con gli interessi ed è soggetto ad un’assicurazione obbligatoria contro il rischio di  morte del pensionato .

A ricevere questa sgradita sorpresa decine di migliaia di persone.
Soltanto calcolando coloro che si stima utilizzeranno l’anticipo pensionistico sociale: almeno trentacinquemila contribuenti in uscita dal mondo del  lavoro.

L’Ape sociale non dovrà essere restituita, in quanto non è un prestito ma viene erogata dallo Stato: tuttavia, la tredicesima è cancellata anche in questo caso, per limitare i costi in termini di risorse pubbliche e allargare la platea dei beneficiari: ha ammesso il governo.

Magro Natale, allora,  per decine di migliaia di persone che si sommano alle migliaia di lavoratori e dipendenti a busta paga delle Piccole e Medie imprese che hanno già dichiarato di non riuscire a pagare le tredicesime, a causa delle tasse e delle difficoltà di accesso al credito. Come emerge da un’indagine dell’Adnkronos, condotta su un campione di oltre mille imprese distribuite in tutte le regioni italiane.

Da questa rilevazione risulta che una  piccola impresa italiana su cinque sarà costretta a non pagare o a rimandare il saldo della tredicesima. Mentre il 21% di imprenditori interpellati (erano il 24% l’anno scorso e il 27% nel 2014)   non sarà in grado di onorare il pagamento.

E, oltretutto, a questa realtà si aggiunge  la quota di chi, tra le imprese in difficoltà (il 51%, era il 35% nel 2015) segnala che già l’anno scorso è stato costretto a non rispettare con puntualità l’appuntamento con la tredicesima.

A dimostrazione, per l’ennesima volta,  che c’è una cospicua  fascia di imprese che continua a subire gli effetti della crisi e patisce la debordante pressione fiscale-burocratica che – nonostante i proclami del premier Renzi – non è stata scalfita più di tanto.