Oltre cento donne in Italia, ogni anno, vengono uccise da uomini, gli stessi che sostengono di amarle. Una vera e propria strage che insabbia ulteriormente i valori e la dignità umana. Dietro le tante storie di ‘non amore’ ci sono volti e nomi di donne che in silenzio subiscono per anni violenze di ogni genere. Siano esse donne o bambine, lavoratrici o casalinghe. Quasi 7 milioni, secondo i dati Istat, quelle che nel corso della propria vita hanno subìto maltrattamenti.

Stefano Cetica, Presidente Enas Ugl

Stefano Cetica, Presidente Enas Ugl

Oggi si celebra nel mondo la Giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne, istituita dall’Onu e celebrata il 25 novembre di ogni anno. Un giornata di riflessione che, però, dovrebbe spingere la società civile a (Re)agire

E proprio in questa giornata alziamo la voce e diciamo No alla violenza fisica e psicologica, Sì al rispetto dell’universo femminile (dalle mura domestiche all’ambito lavorativo).

L’Enas, il patronato dell’Ugl, proprio quest’estate ha intrapreso un percorso d’amore e d’ascolto al fianco delle donne. “Lasciata sola: causa del decesso”, è stato lo slogan (legato ad una tendenza social #maipiusola) che ha accompagnato, per tutta l’estate, gli operatori del patronato, i sindacalisti e i tanti volontari in tutta Italia nella distribuzione di informazioni (attraverso gazebo ed attività di volantinaggio) e attraverso un contatto diretto con il territorio e i cittadini. Perché per il patronato ‘I diritti non vanno in vacanza’ e il confronto costante e concreto è una priorità.

Ma l’impegno dell’Enas Ugl proseguirà – con forza – anche nei prossimi mesi. Punto di riferimento per questa ‘battaglia di rispetto’ saranno le sedi del patronato dislocate su tutto il territorio nazionale. Sensibilizzare la cittadinanza ad un tema così spinoso e delicato è essenziale, è il primo passo che, realmente, può spingerci verso un drastico e doveroso cambiamento culturale.  A partire proprio dalle scuole, la base di formazione principale, per uomini e donne del futuro. L’Enas, attraverso questa mobilitazione, ha avuto la possibilità di fare rete sul territorio con centri anti violenza e con tanti professionisti (psicologi e assistenti sociali) che seguono concretamente le donne in difficoltà e tentano – tra molteplici ostacoli quotidiani – di superare la fragilità e il dolore per lasciare spazio al coraggio di denunciare e ricominciare ad apprezzare la vita. Non solo per le vittime di maltrattamenti o violenze ma, soprattutto, per i loro figli.

La Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne – precisa Stefano Cetica, Presidente del Patronato Enas –  accende un faro sul dramma del femminicidio, una vera e propria piaga sociale difficile da debellare nonostante l’impegno che molteplici associazioni e Istituzioni portano avanti attraverso iniziative ed azioni concrete. La spietata crudeltà che alimenta questo reato ha generato, solo nell’ultimo anno, ben 116 vittime. Senza contare i casi di stalking e maltrattamenti che non vengono denunciati e rendono la vita di queste donne una ‘condanna silenziosa all’ergastolo’. Non c’è freno alla rabbia umana che divora, senza distinzione d’età o estrazione sociale, tutte quelle vite che pretendono solo libertà e rispetto. Perché l’amore si basa proprio su questi due principi, non dimentichiamolo”.

Il Patronato Enas – spiega Cetica a La Metasociale – è stata ed è ancora tutt’oggi, protagonista di una grande e continua mobilitazione in favore delle donne e dei loro diritti. Il nostro impegno, a tale riguardo, proseguirà con una concreta attività di supporto e di consulenza per le donne lavoratrici. I nostri operatori – conclude – saranno a disposizione presso le nostre strutture al fine di dare più forza e tutela a chi è oggetto di violenze, mobbing o stalking, le diverse facce della violenza che in silenzio distruggono la dignità umana“.