di Rita Murgese

Qual è il valore della presenza femminile nel mondo del lavoro? Esiste davvero la pari opportunità a livello occupazionale? A queste e altre domande hanno risposto i vari relatori della tavola rotonda “Fattore donna”, organizzata sabato scorso a Biella dall’Ucid (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti).

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Dopo i saluti del Presidente Ucid Biella, Vittorio Donati, è intervenuto il direttore dell’Iper Ugl, Fiovo Bitti, con la presentazione di un’interessante analisi di genere del contesto professionale italiano.

Dalla lettura dei dati (riferimento: II trimestre 2016) è emerso che nel nostro Paese lavorano poco meno di 58 persone su 100 e che tutti i principali Stati europei, a eccezione della Grecia, presentano tassi di occupazione più elevati.

Nonostante siano state introdotte misure a contrasto della disoccupazione come il Jobs Act e l’introduzione, in Legge di Stabilità 2015, dell’esonero contributivo per le aziende che assumono in maniera stabile, la differenza tra i livelli occupazionali di uomini e donne è ulteriormente aumentata passando dal 17,9% nel 2015 al 18,4 nel 2016 (dati II trimestre, non destagionalizzati).

“Al di là delle varie interpretazioni che ciascuno di noi tende a fare sulle percentuali, un elemento è certo – ha detto Bitti nel corso della presentazione di Biella – Esistono profonde differenze nella capacità dei singoli contesti territoriali di favorire l’inclusione delle donne nel mercato del lavoro”.

Partendo da questa affermazione il direttore dell’Iper ha introdotto i numeri a suffragio della tesi, a livello regionale italiano, inteso come Nord e Mezzogiorno.

Nella Provincia autonoma di Bolzano, in Emilia Romagna, Valle d’Aosta e nella Provincia autonoma di Trento le donne occupate rappresentano il 60% circa della popolazione femminile. In regioni come la Campania, Sicilia e Calabria risultano occupate meno di 30 donne su 100 .

A eccezione della Sardegna, in tutte le regioni del Mezzogiorno la differenza tra il tasso di occupazione maschile e quello femminile risulta sempre pari o superiore ai 20 punti percentuali.

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Al termine della presentazione Fiovo Bitti ha poi fornito sul tema alcuni dati riguardanti nel dettaglio la Regione Piemonte e la provincia di Biella.

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Il Piemonte presenta livelli occupazionali ben superiori alla media nazionale, infatti è sesto per tasso di occupazione maschile (70,2%) e 5^ per quello femminile (58,8%). Nello specifico il livello di inclusione nel mercato del lavoro delle donne è nella regione più elevato di quello che si riscontra a livello nazionale (circa 10 punti percentuali in più).

E’ proprio Biella la provincia del Piemonte in cui i differenziali di genere assumono le dimensioni minori. Sono 4,9 i punti percentuali di differenza tra il tasso di occupazione maschile e femminile, circostanza che rende Biella la provincia in cui la condizione delle donne nel mercato del lavoro è quanto più simile a quella degli uomini.

Nel dettaglio Biella ha un tasso di occupazione femminile superiore alla media regionale (61%) mentre la disoccupazione, sempre sul versante delle donne, è la metà (6,3%) di quella maschile (12,1%).