di Daniele Milani

Negli ultimi anni della sua vita soleva ripetere “continuo ad inseguire la mia balena bianca”. Forse ora l’ha trovata.

Lo scorso 13 novembre si è spento, all’età di ottantacinque anni Enzo Maiorca, campione del mondo di apnea, sportivo di razza ed ecologista seriamente impegnato.

Il Signore degli abissi, come spesso viene ricordato, ha ricoperto anche la carica di senatore del Movimento Sociale Italiano, poi Alleanza Nazionale, per due anni, dal 1994 al 1996.

Ma quello, probabilmente fu un incidente di percorso, laddove la sua grande passione è sempre stata il mare.

Al grande pubblico è rimasto il ricordo della serie di improperi da lui profferita, anche con allegata bestemmia, in occasione dell’incidente che gli occorse durante un tentativo di raggiungere il record di apnea, quando  andò, già a venti metri di profondità, ad impattare con un fotografo e sub dilettante, tale Bottesini, noto più che per le sue imprese subacquee per la partecipazione a Rischiatutto. Nell’occasione, pazzo, ovviamente, d’ira stigmatizzò, al di là degli insulti, l’operato del suo aspirante collega, con le parole “non si scherza con la pelle della gente”.

Tutto ciò gli valse, naturalmente un lungo ostracismo da parte della Rai, sempre tempestiva nel cogliere gli aspetti meno importanti dei fatti che, quasi sempre malamente narra.

A noi piace ricordarlo per un altro episodio.

Il giorno in cui, ancora cacciatore di prede subacquee, stava tentando di stanare una cernia di proporzioni formidabili che per sfuggirgli si era infilata tra due scogli, ha raccontato Maiorca “allungai una mano per tentare di agguantare l’animale e le mie dita percepirono con chiarezza il pulsare di un cuore impazzito dal terrore e il flusso del sangue che scorreva come un fiume in piena nel corpo del povero pesce. Fu in quel momento che presi coscienza del fatto che stavo per uccidere un essere vivente. Da allora non ripresi mai più una fiocina in mano”.

Maiorca, tuttavia deve essere ricordato per aver onorato la propria vita, mettendola a repentaglio per motivi, potremmo dire esistenziali, forte del suo grande coraggio, perché ce ne vuole tanto per andare 101 metri sott’acqua per batter un record e soprattutto per vincere una sfida con se stessi.

Al proposito soccorre un ricordo letterario.

Nel prologo di “Cosi parlò Zarathustra il protagonista si china a soccorrere un saltimbanco che era precipitato da una fune nel corso del suo esercizio.

Il malcapitato chiede a Zarathustra “lumi sulla fine della sua anima. Risposta inattesa”. Sul mio onore, amico, la tua anima morirà prima ancora del tuo corpo; non temere più nulla. L’uomo guardò su diffidente; se tu dici la verità allora io non perdo nulla perdendo la vita. Io non sono molto più di una bestia alla quale insegnano a ballare a furia di busse e di scarso alimento.

Non è punto così, disse Zarathustra, tu hai fatto del pericolo il tuo mestiere, in ciò non vi è nulla di spregevole.”

Che la terra, anzi il mare ti sia lieve, Enzo Maiorca, campione di coraggio.