“Non ci sentiamo fortunati e non gridiamo al miracolo. Se qui, a Visso, non abbiamo registrato vittime è grazie ad una giusta programmazione, una buona gestione amministrativa e ad un comportamento corretto della popolazione. Il Governo, però, in questo momento può e deve fare di più, i sindaci di questi comuni

 devastati dallo sciame sismico non devono essere lasciati soli. Non si risponda alle criticità di questo Paese solo nel momento dell’emergenza, ma si lavori in modo concreto prima che una catastrofe possa distruggere vite e aspettative ”.

Queste le parole di Giuliamo Pazzaglini, sindaco di Visso, uno dei comuni ‘presi di mira’ dalla furia del terremoto. La sua non è una polemica, in questo momento, il suo pensiero va ai 1200 abitanti del suo comune, per fortuna tutti salvi ma impauriti, dopo la lunga notte di ansia e terrore e, a tutta la zona dell’epicentro che si estende dall’Umbria alle Marche, ma che ha fatto eco nella serata di ieri fino in Campania.

“I miei tecnici  – racconta in un’intervista a La Metasociale – mi dicono che il centro storico è in condizioni tali che potrebbe essere tutto inagibile. Non abbiamo avuto vittime e soltanto tre feriti lievi, ma i danni agli edifici sono molto pesanti. La nostra terra ricca di beni culturali conta molti danni: molte strutture hanno perso parte della facciata. E’ crollata una chiesa a Borgo Sant’Antonio e danni importanti ci sono stati nella frazione di Borgo San Giovanni. Ma quello che, questa notte ho detto ai miei concittadini, pur essendo rimasti isolati, pur essendo sicuri che la notte appena trascorsa, molto probabilmente, sarà solo la prima, purtroppo, di una lunga serie, possiamo  dire di aver tenuto stretto con noi il bene più prezioso, i nostri affetti, la nostra famiglia. Ora non ci resta che contare i danni, ma preghiamo affinché non  si verifichino nelle prossime ore altre scosse o nuovi pericoli per i nostri territori”.

Un appello al ‘fare di più’ destinato al Governo viene lanciato anche da Salvatore Zizzi, sindacalista Ugl e residente in uno dei comuni messi in ginocchio dalle scosse. Quella prima scossa è stata per noi tutti una sorta di avvertimento, di salvezza. Ci siamo riversati tutti in strada e sotto la pioggia battente abbiamo attesa l’arrivo di un nuovo giorno. Abbiamo preferito dormire chi come me in un furgone, chi in  macchina: entrare in casa ci fa ancora paura. Ora attendiamo i dovuti controlli per valutare l’agibilità delle strutture. E’ dal 24 agosto che la stessa sensazione di incertezza e paura ci accompagna. Per fortuna, al nostro fianco ci sono i volontari, i vigili del fuoco, la Protezione Civile, i nostri angeli custodi che da quel giorno hanno continuato a monitorare il territorio e a rispondere prontamente ad ogni emergenza”.

IL FATTO

Lo sciame sismico continua a non dare pace al Centro Italia, sopratutto in quelle zone devastate dal terremoto del 24 agosto scorso. Alle 19,11 la prima scossa, di magnitudo 5.4 della scala Richter, a 9 chilometri di profondità, con epicentro nella provincia di Macerata, tra Castelsantangelo sul Nera, Visso, Ussita (dove sono crollate alcune case), e Preci. La terra ha tremato a lungo anche a Roma, L’Aquila, Perugia, e Terni. Ed è stata avvertita in Friuli, in Veneto e perfino in Austria.

La seconda ancora più forte è avvenuta alle 21,18 con una potenza registrata di magnitudo 5.9. Poi, ancora, alle 23,42: questa volta la potenza è stata 4.6. Fino alle 23 sono state circa 60 le scosse localizzate dalla Rete Sismica Nazionale dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) nel centro Italia. Lo riferisce in una nota l’ Ingv. Tra il terremoto di magnitudo Richter 5.4 e quella di magnitudo 5.9, si sono verificati 5 eventi di magnitudo maggiore o uguale a 3.0. Successivamente al terremoto di magnitudo 5.9 e fino alle ore 23.00 italiane, sono stati 18 i terremoti di magnitudo maggiore o uguale a 3.0. Le scosse sono state localizzate nella zona al confine tra Marche e Umbria, a nord dell’area attivata il 24 agosto. I due epicentri sono ubicati tra le province di Macerata, Perugia e Ascoli Piceno. Ma la terra in queste ore continua a tremare e la paura si fa ancora più intensa.

Il bilancio: un morto per infarto e diversi feriti lievi Sono stati registrati crolli in molte zone, ma il bilancio – lo ha annunciato ufficialmente il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio – è di un ferito a Visso. C’è stata una vittima a Tolentino, un anziano colpito da infarto. E si segnalano feriti lievi anche in altre località colpite dalle scosse. A Camerino i volontari parlano anche di un bambino in condizioni gravi, dopo la scossa delle 21,18, ma non ci sono conferme ufficiali. Interrotta la strada Valnerina per Visso e chiusa la Salaria all’altezza di Arquata del Tronto (Ascoli Piceno) dove si erano registrati importanti movimenti franosi già con il sisma del 24 agosto scorso.

Il Cdm stanzia 40 milioni, ancora stato di emergenza. Errani: “Ricostruiremo tutto”

“Confermo l’impegno del Governo: ricostruiremo tutto, compresi i nuovi danni prodotti da queste ultime scosse. I cittadini sappiano che non sono soli e avranno lo Stato a sostegno della ricostruzione intera, per quanto riguarda le case, gli edifici pubblici ed il patrimonio artistico”. Lo dice Vasco Errani, commissario alla ricostruzione, dopo un incontro a Visso con il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio e con il sindaco.

“Non sono possibili soluzioni non strutturali e dunque dobbiamo evitare di far dormire la gente in macchina o nelle tende: la linea è quella di portare le persone negli hotel per poter immaginare poi soluzioni temporanee con più tranquillità”, dice il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio, dopo un incontro a Visso con il sindaco e con il Commissario alla ricostruzione Vasco Errani.

 Scuole chiuse. Per verificare le condizioni strutturali degli edifici scolastici, sono state chiuse le scuole a Macerata, L’Aquila, Camerino, Assisi, Bastia Umbra, Terni, Rieti, Ascoli Piceno, Perugia, Teramo, Castelli, San Sepolcro (Arezzo). Istituti scolastici chiusi anche ne Frusinate: a Sora, Ceprano,Fontechiari, Monte san Giovanni Campano e Castelliri.