di Daniele Milani

Nei giorni scorsi siamo stati subissati da un diluvio di reportage sul famoso pranzo tenutosi alla casa bianca (minuscolo), organizzato da Trimalcione Obama in onore del premier Renzi e della sua corte dei miracoli.

Sfarzoso appuntamento, in verità, anche se a nostro avviso sufficientemente fallimentare dal punto di vista gastronomico. Ma ovviamente non è questo il punto laddove, malgrado la presenza di personaggi improbabili al seguito del primo ministro italiano, tra tutti Benigni e signora  al proposito è stata notata con raccapriccio la dolorosa assenza di Saviano), l’incontro avrebbe dovuto avere una alta valenza politica.

Al contrario, di tutto si è parlato, almeno stante i resoconti dei numerosissimi giornalisti presenti, meno che di politica, soprattutto internazionale.

Questo possiamo naturalmente comprenderlo, stante l’assoluto disinteresse dell’amministrazione statunitense circa il pensiero dei governanti italiani sulla politica dell’ “alleato” d’oltreoceano, ormai perdurante dalla fine della seconda guerra mondiale.

Le due cose che, invece ci hanno francamente irritato sono state le seguenti.

In primo luogo abbiamo trovato indecente l’ostentazione di serenità e di massimo gaudio, anche condita da battute più stupide che inadatte, messa in campo da tutti i presenti al cospetto di una situazione internazionale che fa tremare le vene ai polsi.

C’ è poco da scherzare e da sollazzarsi di fronte alla tragedia di Aleppo, alla ennesima guerra in Iraq o alla questione mondiale della emigrazione di un intero continente.

Ancor meno c’è da stare sereni e gioiosi se si pensa che quasi tutto quello che sta accadendo è stato provocato proprio da quelle persone che stavano sedute intorno a quella tavola imbandita, oltretutto pure male.

Ancor meno divertente abbiamo trovato la marchetta del Presidente americano in favore di Renzi sulla questione del referendum, ancorchè priva di effetti.

Abbiamo avuto l’impressione di un osso tirato dal padrone ad un cane affamato. Obama nulla sa e nulla capisce delle astruse questioni costituzionali italiane; tuttavia ha ritenuto di intromettersi sol per fare contento l’attuale capo di una nazione subalterna. Senza peraltro nulla chiedere in cambio se non uno scodinzolio affettuoso.

Che si sia organizzata tutta questa kermesse per uno spot elettorale siamo restii a crederlo.

Probabilmente Obama ha voluto soltanto ritrovare, alla fine del suo mandato, la possibilità di trascorrere una giornata in compagnia di buontemponi che gli possano aver fatto dimenticare per qualche ora l’ormai incipiente canizie, segno certo di un precoce invecchiamento.

Le roi s’amuse.

 

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