Solo in Italia si può presentare un bilancio dello Stato senza allegare uno straccio di documento e – come dicono le cronache – senza quasi riunire il Consiglio dei Ministri.

Gli impavidi e spesso ignari “collaboratori” di Renzi, infatti, sembra siano stati presi alla sprovvista da più di un annuncio dei tanti fatti dal Primo Ministro in una conferenza stampa tutta effetti speciali e slide nella quale il remissivo Padoan ha fatto più o meno la figura della indimenticata valletta di Mike Bongiorno, Sabina Ciuffini.

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La manovra, per come è stata raccontata, rappresenta un ulteriore assist agli imprenditori che risultano ancora una volta i principali beneficiari delle attenzioni del Governo portando a casa non meno di 20 miliardi.

Per l’Irpef, invece, nessuna novità: pensionati e lavoratori dipendenti continueranno ad essere tartassati come prima, come sempre.

Il colpo di teatro è rappresentato dalla chiusura di Equitalia, sull’onda delle pressioni grilline che così, il Premier, pensa di disinnescare.

In realtà nessuno spiega come verranno conseguiti i 4 miliardi rivenienti da questa scellerata operazione che azzera una struttura indispensabile per qualsiasi Stato; pensare che l’Agenzia delle Entrate possa sostituire gli sportelli di Equitalia è un insulto all’ intelligenza ed all’esperienza di quanti, fino ad oggi, hanno provato a dialogare con il fisco.

Sarebbe stato sufficiente cambiare le regole di ingaggio di Equitalia per superare le obiezioni o le contestazioni dei contribuenti verso l’istituto voluto da Tremonti; abolirlo rappresenta un salto nel vuoto pericolosissimo.

L’introduzione dell’APE è l’ennesima beffa per i lavoratori che vogliono andare in pensione: la Fornero non sarà superata e, cosa ancora più grave, si aprirà la strada ad una previdenza nella quale le banche e le assicurazioni sostituiranno, progressivamente, lo Stato…

le misure attese per il Mezzogiorno non ci sono neppure questa volta ed il tutto si riduce ad una serie di “bonus” che sembrano pensati in funzione dell’imminente referendum sulla cosiddetta riforma della Costituzione.

Cifre ballerine e per il momento incontestabili – perché non sono ancora note le “fonti” dei numeri – aprono la strada ad una manovra correttiva ampia e dolorosa il prossimo anno: ma a quella data saremo a commentare e vivere tutta un’altra storia.

Renzi lo sa bene e se ne approfitta, lanciando non il cuore ma il voto oltre l’ostacolo!

Stefano Cetica