Cambiateci la vita” è la richiesta che da piazza del Pantheon i ‘fantasmini’, uomini e donne bloccati nel ‘limbo delle attese’, lanciano al Governo italiano.  Quei cittadini – ‘stranieri’ solo per la legge essendo italiani a tutti gli effetti –  chiedono la riforma per la cittadinanza e il riconoscimento del diritto di voto amministrativo.

In piazza, oggi, c’erano tante volti e tante storie. Tanti giovani che coperti da un lenzuolo bianco – simbolo della loro pacifica protesta –  hanno danzato e cantato chiedendo a gran voce la tutela dei loro diritti. Un flash mob realizzato per invitare il Governo ad accelerare i tempi di una riforma essenziale.

L’attuale legge sulla cittadinanza, infatti, è stata approvata nel 1992, soprattutto con l’obiettivo di favorire il rientro dei discendenti di italiani emigrati in Sud America all’inizio del secolo scorso. Ma oggi il contesto è profondamente cambiato. I ragazzi figli di immigrati sono più di un milione, e tre su quattro sono nati qui. Frequentano scuole, palestre, università; sono italiani in tutto, ma non per la legge.

Tra la folla spicca Zelig Sonny Olumati, nato in Italia 27 anni fa e, tutt’oggi ancora invisibile agli occhi della legge pure essendo nato qui, pur parlando perfettamente l’italiano, pur essendo parte integrante di questa realtà. “Eccomi lì – mostrando una sua foto delle scuole elementari impressa su una delle cartoline che gli organizzatori della mobilitazione hanno consegnato a senatori –  un sorriso a 32 denti e accanto i miei compagni. Non avevo idea dell’universo burocratico che ci divideva. Sono passati un po’ di anni e per la legge ancora non sono italiano. Quanto ancora dovremo aspettare?”.

La risposta è chiara: aspettano da troppo tempo e, sono davvero tanti. Hanno il diritto di essere riconosciuti e bisogna permettere loro che la vita cambi e migliori. Loro si sentono cittadini invisibili in uno Stato che non li riconosce. “Siamo italiani, con una particolarità – dicono ai tanti giornalisti accorsi in piazza per seguire l’iniziativa – non abbiamo un documento che lo dimostri: abbiamo frequentato la scuola con i vostri figli o nipoti; abbiamo gli stessi sogni, le stesse idee, le stesse aspirazioni”.

Questa legge non è la migliore possibile, ma i numeri per approvarla ci sono. Il tema è la volontà politica”, esorta Filippo Miraglia (Vice Presidente Arci Immigrazione) della campagna “L’Italia sono anch’io”, che si batte da anni per la riforma della cittadinanza con il supporto di 22 organizzazioni della società civile, dai sindacati all’Arci, dalla Caritas a Sant’Egidio.

Il flash mob è stato realizzato proprio il 13 ottobre, giorno in cui ricorre l’anniversario dell’approvazione da parte della Camera dei deputati della proposta di riforma della legge sulla cittadinanza, n.91/92, e le organizzazioni della campagna L’Italia sono anch’io, tra cui il Sei Ugl, si sono mobilitate nelle principali città del paese. All’iniziativa ha preso parte insieme ad una sua delegazione anche Luciano Lagamba, Presidente del Sei Ugl.

Siamo scesi in piazza – spiega Luciano Lagamba del Sei Ugl –  per sostenere con forza la campagna ‘L’Italia sono anch’io’ e per chiedere al Governo di rispondere in tempi stretti alla richiesta di tutti questi uomini che si sono mobilitati per veder riconoscere un diritto imprescindibile: la cittadinanza e sentirsi finalmente ‘reali’ agli occhi della Legge. Vivono qui, lavorano o studiano in questo Paese perché trascinare ancora il peso di un ‘lenzuolo’ che ingiustamente continua a coprire la loro identità e la loro presenza. L’ho già affermato in una precedente dichiarazione: se questa gente non avrà risposte si rischia un’insanabile frattura sociale che peserà su tutto il sistema Italia: è necessario, quindi, che il Senato calendarizzi subito la discussione della riforma”. 

“Un ruolo importante – precisa il sindacalista – lo svolge l’Enas Ugl, il nostro patronato infatti, pur non avendo le competenze del settore offre assistenza e sostegno ai lavoratori stranieri e agli immigrati rafforzando così l’impegno profuso già dal Sei Ugl su tutto il territorio nazionale”.

 

IL FATTO

Esattamente un anno fa, il 13 ottobre 2015, la Camera licenziò in prima lettura la proposta di riforma della legge sulla cittadinanza n.91/92. Quel giorno le organizzazioni della campagna L’Italia sono anch’io, che tra il settembre 2011 e il marzo 2012 avevano raccolto più di 200mila firme su due proposte di legge di iniziativa popolare sulla riforma della cittadinanza e il riconoscimento del diritto di voto amministrativo dei cittadini stranieri, “sperarono in una rapida discussione e approvazione definitiva della riforma da parte del Senato. Invece a un anno di distanza non solo la legge non è stata approvata, ma non è neanche iniziata la discussione nella competente Commissione Affari Costituzionali”. È quanto si legge nella nota della campagna.

Il ddl licenziato dalla Camera, dunque, “non è quello che avremmo voluto. Presenta molte criticità e carenze sul tema delle naturalizzazioni (che non viene affrontato), sulle misure atte ad evitare la discrezionalità delle pubbliche amministrazioni nella valutazione delle singole richieste di cittadinanza, sull’introduzione della clausola del possesso, da parte di uno dei genitori, della Carta di lungo soggiornante, il cui rilascio è legato al reddito e alle dimensioni dell’abitazione, sulla normativa che riguarda i minori arrivati da piccoli in Italia. Tuttavia la sua rapida approvazione consentirebbe che circa un milione di giovani di origine straniera italiani di fatto lo diventassero anche per legge”.