di Marco Colonna

Un’altra bugia di Renzi (“l’ Italia e’ in ripresa economica e industriale”) smentita dai dati dell’economia reale.

A luglio 2016 l’indice della produzione industriale (pur in aumento lieve dello 0,4% rispetto a giugno) è associato ad una tendenza trimestrale negativa: -0,5% nella media del trimestre maggio-luglio 2016 rispetto al trimestre precedente e in calo , dello 0,3%, anche su base annua.

A rilevarlo non è una partito politico d’ opposizione, bensì l’Istat, nell’ultima verifica mensile di settembre.

Il dato si somma al report del mese scorso che aveva cristallizzato un ulteriore calo della produzione industriale dello 0,4% su base congiunturale e dell’1% tendenziale: il dato peggiore da inizio 2015 sia secondo l’indice grezzo che per quello corretto per gli effetti di calendario.

Nel dettaglio, a luglio 2016 la flessione è stata condizionata negativamente dal marcato in calo del comparto dell’energia (-10,1%). Mentre le diminuzioni maggiori si sono registrate nei settori dell’attività estrattiva (-18,5%), della fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-8,6%) e delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-3,9%).

Ad intensificare le note pessimistiche c’è la lettura della nota mensile Istat (pubblicata pochi giorni fa) sull’andamento dell’economia italiana che registra ad agosto una flessione del Pil che – dopo la crescita registrata nei trimestri precedenti – ha subito l’ennesima battuta d’arresto.

Segnando nel secondo trimestre 2016 una variazione nulla su base congiunturale, dello 0,8% rispetto al secondo trimestre 2015, e in calo dell’1% su quanto registrato nel primo trimestre.  E non fanno ben sperare le prospettive economiche di breve termine. L’indice composito del clima di fiducia delle imprese italiane (Iesi, Istat economic sentiment indicator) è sceso sotto quota 100 per la prima volta dal febbraio 2015. Gli indici di diffusione della crescita congiunturale dei settori della manifattura e dei servizi segnalano – pur con una percentuale superiore al 50% di settori in espansione – una diminuzione rispetto ai trimestri precedenti.

L’indicatore  dell’economia rimane dunque negativo suggerendo per i prossimi mesi un proseguimento della fase di debolezza dell’economia italiana che si somma da un lato al clima di sfiducia delle imprese per il prossimi mesi , in particolar modo delle imprese manifatturiere che offrono un indice peggiorato nel mese di agosto, e dall’altro  si aggiunge al rallentamento dei consumi nel secondo trimestre del 2016.

Vista dall’Europa la crisi industriale italiana è ancora più grave: secondo l’ultimo rapporto Eurostat la produzione industriale nella zona Euro ha registrato (a giugno 2016, i dati comunicati a metà agosto) un incremento dello 0,6% su base mensile e un aumento dello 0,4% su base annuale. Un dato  risultato leggermente migliore (dello 0,5% su base mensile) delle stime degli analisti economici.

Questa è la realtà certificata dall’Istat, un quadro economico che Meta Sociale aggiorna ormai quotidianamente: con il nostro debito pubblico in aumento, la nostra spesa pubblica lievita alle stelle, la nostra economia ormai in recessione e la produzione industriale che continua a calare. 

Una triste verità, che Palazzo Chigi continua ad ignorare o, peggio, a camuffare con forti dosi di finto e ormai insopportabile ottimismo.