Stefano Cetica

Con un intervento ancora più deludente di quello pronunciato dieci giorni prima a Strasburgo sullo “stato dell’Unione” , il Presidente della Commissione, Juncker, è intervenuto al Comitato Economico e Sociale riunito a Bruxelles per l’assemblea plenaria.

Nessuna novità rispetto ai concetti enunciati nella precedente occasione, soltanto la conferma della situazione “davvero grave” in cui versa l’UE anche per le “numerose e pericolose disparità” – ha ammesso Junker – che esistono al suo interno.

Ma la ricetta per superare questa situazione non cambia, nonostante abbia dimostrato la sua totale inefficacia.

Per Juncker, infatti, il patto di stabilità non è affatto “stupido” come sosteneva qualcuno (Prodi..) ma “funziona” e la prova sarebbero le statistiche sull’occupazione che il presidente della Commissione usa come il famoso pollo di Trilussa, incurante della crisi che attanaglia i Paesi che affacciano sul Mediterraneo, a partire dall’Italia.

Tuttavia Juncker ha tenuto a ribadire che, senza la sua interpretazione del patto di stabilità, l’Italia non avrebbe potuto spendere 19 miliardi in più e il nostro è l’unico Paese che si avvale della clausola per gli investimenti.

Ribadita la fiducia nel piano che porta il suo nome e la promessa di raddoppiarlo entro il 2022, Juncker ha incentrato il suo intervento sulla crisi dei rifugiati, riconoscendo il ruolo del nostro Paese in questa immane tragedia che larga parte degli Stati membri della UE ritengono non li riguardi.

Juncker ha affermato che, indipendentemente dalla bandiera che battono le varie Marine militari  operanti nel Mediterraneo, i profughi finiscono sempre ed esclusivamente in Sicilia.

Purtroppo la risposta del Presidente della Commissione non è stata, come era lecito attendersi, un maggior contributo economico per questo peso, piuttosto la richiesta di un maggiore quanto impossibile controllo dei confini. In questo senso Junker ha persino ricordato che il primo a chiederlo fu il Commissario Frattini nel 2007 la cui proposta, però, venne sonoramente bocciata dal Consiglio.

Dopo aver annunciato la costituzione di un “Corpo di Volontari” costituito da giovani europei che, usufruendo di non meglio specificati contributi pubblici, opererà in tutta Europa con compiti di soccorso per crisi economiche, terremoti, ecc., il Presidente della Commissione ha ribadito la speranza che il suo piano veda il raddoppio degli investimenti arrivando, nei prossimi sei anni, alla cifra di 630 miliardi sempre basandosi sul famoso “moltiplicatore 15” che, in una visione ottimistica quanto irreale della situazione, dovrebbe arrivare a 17.

Forse il miglior commento sul discorso di Juncker di Strasburgo (e, quindi, anche di Bruxelles) lo ha fatto un economista, Giulio Sapelli.

Il discorso del presidente Jean- Claude Juncker al Parlamento europeo rimarrà nella storia dello sgretolamento dell’Unione iniziato con la mortificazione economica della Grecia e culminato con la Brexit e i muri eretti contro i migranti. Junker  – precisa Sapelli – ha dato una dimostrazione plastica dell’inadeguatezza della tecnocrazia ‘mista’ europea. Mista perché affonda le sue radici nelle culture politiche nazionali e nel clientelismo che governa la loro ascesa ai vertici di Bruxelles. E nel contempo  – conclude – cerca una legittimazione algoritmica neutrale neo-ordoliberista. Ciò spiega perché Junker rappresenta l’epifenomeno più preclaro del gioco di specchi che questa tecnostruttura mista continuamente crea”.