Nel secondo trimestre del 2016 le assunzioni a tempo indeterminato a livello nazionale sono state complessivamente 392.043, il 29,4% in meno rispetto all’anno scorso (-163.09image9). Per contro sono aumentati i licenziamenti, con un +7,4% sullo stesso arco temporale. I dati, sconfortanti, sono contenuti nel sistema delle comunicazioni obbligatorie appena pubblicato dal ministero del Lavoro.
Il dato del ministero, a differenza di quello dell’Inps, tiene conto di tutto il lavoro dipendente compresi domestici, agricoli e p.a e anche dei contratti di collaborazione.
I numeri risentono della riduzione dell’incentivo all’assunzione a tempo indeterminato , asse portante del Jobs Act, un sistema attivato l’anno scorso per alterare il mercato del lavoro a breve termine che ben presto ha manifestato il suo limite, come ha più volte sostenuto , in ripetuti articoli di Meta Sociale, la nostra testata .
Nel dettaglio, nel secondo trimestre del 2016 i rapporti di lavoro a tempo indeterminato cessati sono stati 470.561. La maggioranza delle cessazioni sono dovute al termine del contratto a tempo determinato (1,43 milioni).
Tra le altre cessazioni sono aumentate quelle promosse dal datore di lavoro (+8,1%) mentre si sono ridotte quelle chieste dal lavoratore (-24,9%).
Nel complesso a fronte di 2,19 milioni di cessazioni sono state registrate 2,45 milioni di attivazioni di contratti.
Siamo ben lontani dalla ripresa più volte invocata dal premier Renzi. Siamo alla crescita zero e all’occupazione in costante calo. E se l’obiettivo del governo era una crescita all’1,6 per cento, il dato – spiegano gli analisti – sarà almeno dimezzato. Per non parlare del fallimento del Jobs act renziano, e della sua modifica che lo stesso governo mette già in conto , con la rettifica dei “voucher” come previsto nel decreto approvato in via preliminare il 10 settembre nell’ ultima riunione del consiglio dei ministri.
Un quadro a tinte fosche confermato in occasione della presentazione dall’ultimo Report «Scenari e tendenze» del Centro studi di Aib – Associazione Industriale Bresciana che ha passato sotto la lente i dati del mercato del lavoro in provincia e a livello nazionale relativi al primo trimestre 2016 mettendoli a confronto con i numeri del 2015 e 2014, confermando un calo a due cifre dei contratti d’ingresso al lavoro a tempo indeterminato.
Nella stessa occasione il prof. Andrea Beretta Zanoni , professore ordinario di Strategia aziendale all’Università di Verona e direttore del Polo scientifico e didattico “Studi sull’Impresa” di Vicenza, ha confermato che in Italia il Pil è fermo, non si risolve il problema del rilancio industriale, c’è un calo della fiducia di imprese e consumatori, e una forte crescita delle divergenze strutturali nell’area euro, osservando, a proposito di Europa, che permane una debolezza di fondo del sistema bancario , non solo italiano, e che è sempre più evidente il legame tra bassa crescita e bassa qualità del credito, con conseguente circolo vizioso.

Marco Colonna