Daniele Milani

 Ha destato un certo scalpore la dichiarazione di Hamza Roberto Piccardo, esponente dell’Unione delle Comunità Islamiche in Italia circa la poligamia, spesso praticata nel mondo islamico. Il nostro ha dichiarato che,  alla luce della recente legislazione introdotta in Italia sulle unioni civili, anche la poligamia è un’unione (civile) e come tale va tutelata dalla legge. Rispondono i tedofori dei diritti : mai al mondo, laddove la poligamia postula una supremazia dell’uomo sulla donna. Replica, non senza arguzia come suo solito, Vittorio Sgarbi: la proposta è soltanto incompleta ma non sbagliata; infatti la tutela andrebbe estesa  alle donne, con conseguente diritto, anche delle stesse, di unirsi con più uomini nel rispetto della legge ( rendendo così obsoleta la sanzione prevista dal nostro codice penale per il reato di bigamia : alla poligamia il vetusto legislatore dei tempi d’antan non aveva neanche pensato.) Vorremmo sommessamente integrare la discussione. Il presupposto politico, prima che giuridico della legge sulle unioni civili consiste nella volontà del legislatore di assicurare la tutela del diritto di ciascun soggetto di unirsi, al di fuori di quanto previsto dalla Carta Costituzionale, con chiunque ritenga di poter volontariamente formare un nucleo, diciamo, famigliare. Quindi, uomo con donna, donna con donna, uomo con uomo. A questo punto, però, occorre denunciare l’ennesima violazione dell’art. 3 della Costituzione, che sancisce il principio di eguaglianza, nel momento in cui la legge non prevede alcuna tutela di altre unioni. Pensiamo ad esempio a quelle persone che decidano di convivere in regime di unione, naturalmente more uxorio, non a coppie ma a gruppi di tre o magari di quattro e così via. Non c’e’ ragione, se il problema consiste nell’assicurare a ciascuno la tutela che sopra abbiamo richiamato, di prevedere anche tali situazioni, peraltro meno infrequenti di quanto si creda. Potrebbe sorgere qualche problema riguardo i figli ( ad esempio la difficoltà di attribuire la paternità degli stessi) ma, come dicevano i latini, “de minimis non curat praetor”.

Lasciamo quindi queste dimenticanze a Renato Zero : il triangolo no, non l’avevo considerato….