Daniele Milani

Ma cos’ ‘e questa crisi?

Il progressivo degrado di ogni forma di attività politica, sociale, amministrativa, professionale, imprenditoriale, lavorativa e potremmo continuare nel nostro paese è sotto gli occhi di tutti. Da ormai molti anni il mantra che ci riferiamo a vicenda può essere riassunto nella frase ” qui nessuno è più in grado di svolgere la propria attività, quale essa sia, in modo quantomeno accettabile”. Dice: dipende dalla corruzione ormai fuori controllo, comunque dal mal costume dilagante, dalla mancanza di coesione sociale. Tutto vero; tuttavia questa analisi non spiega, ad esempio, il fatto che un cittadino che si voglia rivolgere ad un qualsiasi ufficio dell’Amministrazione pubblica, nel 90% dei casi si trova di fronte ad un muro di omertà, nel senso che sono tutti uguali, diremmo culturale, nel senso che quasi nessuno dei presenti è in grado di risolvere neanche il più piccolo problema. Un ricordo della nostra età meno avanzata. Nei Tribunali della Repubblica c’erano una volta i Cancellieri; abbiamo visto più volte avvocati anche molto bravi o addirittura magistrati rivolgersi a questi sottoponendo loro un problema di natura procedurale e non abbiamo mai visto qualcuno dei tanti postulanti andarsene insoddisfatto per aver ricevuto una risposta insufficiente o per non averla ricevuta affatto. Il Cancelliere, magari anziano, conosceva perfettamente il funzionamento dell’Ufficio ed era sempre in grado coadiuvare chi si fosse rivolto a lui. Provate adesso ad entrare in un ufficio giudiziario: vi trovereste di fronte a quella omertà culturale di cui prima dicevamo senza che nessuno sia in grado nemmeno di capire il quesito che gli viene posto. Tutti corrotti? Naturalmente no. Un altro esempio per venire alla diagnosi. Non è negabile il progressivo sfaldamento del sistema bancario italiano. A voler datare l’inizio di tale degrado viene in mente l’anno duemila che coincide con la morte del Patron di Mediobanca Enrico Cuccia. Il personaggio non era tra i più accattivanti; pur tuttavia fu definito “il difensore dell’ esistente” per il suo strenuo conservatorismo della tradizionale sinergia del sistema creditizio con il potere polico in ambito economico. Ma Cuccia era in grado di percorrere quella strada, forte della sua indiscutibile esperienza, preparazione e diciamolo pure, bravura. Giova, a questo punto un riferimento biografico. La carriera del Grande Vecchio di Foro Buonaparte  era iniziata come giovane di studio presso un signore che si chiamava Alberto Beneduce,( ne sposò poi la figlia) il futuro artefice della riforma della pubblica amministrazione e fondatore dell’IRI; cosi, per ridere, l’omologo dell’attuale Ministro Madia. Diagnosi molto poco politicamente corretta. In Italia le cose hanno preso una china, sempre più irrefrenabile, quando ha cominciato, in tutti i campi, a venir meno la generazione forgiata durante il ventennio fascista, non necessariamente orientata politicamente in un solo senso di appartenenza. Fanfani non era certamente fascista; tuttavia è stato uno dei massimi economisti del dopoguerra. E così nel loro ambito Moro, Spadolini, Ingrao e se volete Almirante. Dopo di loro il vuoto. E la conseguente crisi di sistema.