di Stefano Cetica, Presidente dell’Enas Ugl

Il sette agosto del 1953 veniva ufficialmente riconosciuto da Achille Marazza – Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale del VI governo De Gasperi, il nostro Patronato.

Quattro anni erano passati dalla sua fondazione – avvenuta a Roma, il 2 novembre del 1949 -, nel corso dei quali avevamo dovuto fronteggiare una controversia politico-legale che vedeva un pezzo dello stesso Dicastero ostacolare in tutti i modi la nascita dell’Enas.

Come testimonia un riservatissimo appunto di un alto dirigente dello stesso Ministero, il motivo di tanta avversione era che su 16 componenti del Comitato di Presidenza e 7 della Segreteria Generale, “ben” 6 erano iscritti al Movimento Sociale Italiano e alcuni degli altri avevano avuto incarichi sindacali durante il fascismo.

La lettura della nota riservata a “Sua Eccellenza il Ministro”, però, offre anche una interessante analisi su come si andava articolando nei luoghi di lavoro e in tutte le principali città italiane, la presenza del nostro sindacato nonostante l’ostracismo delle Istituzioni e di buona parte dei datori di lavoro.

Soprattutto nel Mezzogiorno e nelle principali realtà industriali italiane – a partire da Terni e Torino – l’allarmato dirigente non poteva non constatare la continua crescita delle adesioni che puntualmente elencava annotandoci accanto, tra parentesi, un significativo “si prevede aumento” (Massa Carrara) oppure, di fronte ai primi 4.000 iscritti di Napoli, “si prevede sensibile aumento”.

Gli enormi sforzi fatti dalla Cisnal e dall’Enas per strutturare e articolare su tutto il territorio nazionale e in tutte le categorie la propria presenza, emergono dai verbali del Comitato Esecutivo del Patronato (già all’opera dal 1950) e, qualche anno dopo, del Consiglio di Amministrazione.

E qui il solerte e occhiuto dirigente ci offre un altro spaccato importante di questo inarrestabile e, per certi versi, tumultuoso incedere della nostra Organizzazione: accanto ai Mugnai e Pastai di Caltanisetta crescono, infatti, i Pastori di Massarosa (Lucca), i Carrettieri di Galatina o i Boschivi di Gragnano.

Poi i Metallurgici (col tempo diventati metalmeccanici), i Braccianti Agricoli, i Marittimi; a Cagliari i Minatori e Cavatori mentre, nella “Venezia Tridentina” si segnalano, con preoccupazione, 300 iscritti con la specifica, però, che “le attività sono limitate alla sola Bolzano”.

A Padova si iscrivono persino i “Funzionari dell’ex Confederazione Fascista”.

L’arcaica prosa del burocrate può far sorridere ma, a quell’epoca, significava moltiplicare le difficoltà e le avversità per i nostri dirigenti che dovevano conquistare metro per metro la propria libertà di azione.

Al punto che, in conclusione della famigerata nota, lo stesso dirigente è costretto a significare a Sua Eccellenza il Ministro, che, come più volte denunciato dal l’onorevole Roberti, non riconoscere il Patronato avrebbe costituito una sostanziale violazione delle libertà sindacali sancite dalla Costituzione.

Ma il Patronato al fine fu riconosciuto e iniziò la sua straordinaria avventura; una avventura umana e politica che ci impegniamo a raccontare in modo organico, recuperando puntigliosamente tutto il materiale documentale e fotografico presente nelle nostre sedi.

Quest’anno, però, abbiamo voluto sottolineare la ricorrenza in modo più forte, anche perché stiamo vivendo, grazie allo straordinario impegno della Confederazione, delle Federazioni di Categoria, di tutte le strutture territoriali del Sindacato guidato da Paolo Capone e, soprattutto, grazie al contributo di Renata Polverini che ci ha consentito di superare un momento di grave difficoltà, una sorta di “seconda vita”.

Una seconda vita nella quale stiamo affrontando nuove sfide e investendo fortemente sulla professionalità dei nostri collaboratori e dipendenti per rispondere alle mille difficoltà e ingiustizie che subiscono, quotidianamente, le categorie più deboli, a cominciare dalle donne e dai pensionati.

Poi c’è un’altra ragione per ricordare le nostre radici: nessuno va lontano nella vita se non ha ben presente non solo dove vuole andare e come arrivarci ma, soprattutto, da dove viene.

Il sette agosto del 1953, marciando contro vento, donne e uomini del nostro sindacato intrapresero una strada di giustizia e libertà nel percorrere la quale sono stati già tagliati molti “traguardi”.

Il nostro compito è quello di proseguire su questa strada sapendo che abbiamo una “Meta Sociale” da raggiungere dove tutti possano “partecipare” e condividere quell’ideale di progresso, di civiltà e di lavoro che ha mosso i nostri fondatori.

Buon compleanno, Enas!