di Giovanni Condorelli, segretario confederale dell’Ugl con delega alle politiche del Mezzogiorno

Giovanni Condorelli, segretario confederale dell'Ugl con delega alle politiche del Mezzogiorno

Giovanni Condorelli, segretario confederale dell’Ugl con delega alle politiche del Mezzogiorno

Su quei due treni, tra Andria e Corato, viaggiavano sogni e speranze di persone comuni: l’Italia degli studenti, dei lavoratori, dei pendolari che probabilmente ogni giorno percorrevano quella tratta – dal binario unico – avvolta dal paesaggio dell’Alta Murgia.

Ieri mattina, poi, l’apocalisse ha divorato interi vagoni, lasciando scivolare davanti ai nostri occhi immagini terribili e dolorose.

La profonda tristezza che viviamo tutti è indescrivibile. Ma lo è ancor di più per chi, ieri, ingiustamente, in un giorno di naturale routine, ha perso un familiare ed ha sentito l’anima fuggire e perdersi sotto quella montagna di polvere, lamiere e sangue.

Le parole oggi non servono. Ma una riflessione è doverosa. Quella linea ferroviaria, come ben ricorda l’HuffingtonPost, è stata inaugurata da Aldo Moro il 30 settembre del 1965, cioè oltre 50 anni fa, in celebrazione e potenziamento del miracolo pugliese. E da allora è rimasta tale. Con in aggiunta l’amara ironia che il ritardo non è dovuto nemmeno alla solita mancanza di soldi: dieci anni fa proprio per la tratta Corato Andria vennero stanziati 25 milioni. Mai spesi per ritardi di gare e progettazioni.

La responsabilità è da ricercare nella ‘non politica’, nell’incapacità di gestire la ‘Questione Meridionale’ e il cosiddetto gap infrastrutturale che spacca in due l’Italia, una che ha la possibilità di correre ad alta velocità e con una tecnologia evoluta, l’altra, al Sud dove il 70 per cento delle linee viaggia su binari unici e vive di insicurezza.

Più volte abbiamo denunciato la situazione disastrosa, per non dire vergognosa, in cui versano tantissime tratte regionali delle ferrovie nel nostro paese soprattutto nel Mezzogiorno. Per questo va fatta subito chiarezza sulle cause che hanno provocato un tale disastro.

Un ringraziamento va ai vigili del fuoco, ai volontari, a tutti coloro che da ieri, sono impegnati, in un estenuante e delicato lavoro: il recupero dei corpi senza vita e di quelli che, fortunatamente, sono riusciti a salvarsi. L’amaro bilancio consegnato in queste ore è di 27 morti e 50 feriti, molti dei quali gravi. Ma si continua a scavare, a sperare. Mancano ancora delle persone all’appello.  Nomi e volti comuni che, fino a ieri mattina, stavano solo inseguendo la loro vita su quel solitario binario unico.