Sindacati sul piede di guerra. Il settore del pubblico impiego, infatti, è in fermento: se da una parte è pronto ad essere trasformato in legge il decreto sui licenziamenti per i cosiddetti “furbetti del cartellino”, dall’altra di rinnovi contrattuali ancora non si sente parlare e i sindacati minacciano lo sciopero generale per settembre.
Proprio in merito al rinnovo contrattuale, secondo quanto riportato oggi dal Messaggero, sembra che il governo stia valutando l’ipotesi di concedere gli aumenti tabellari di stipendio soltanto a chi guadagna meno di 26 mila euro all’anno. In questo caso – riporta il quotidiano – , della platea di poco più di tre milioni di statali, a veder crescere le buste paga di circa 37 euro lordi, in base ai 300 milioni di euro stanziati dal Governo, sarebbero circa 800 mila persone.Augusto_Ghinelli_3
Tra l’altro non si deve dimenticare la sentenza n. 178 del 2015 della Corte Costituzionale che “dichiarava la illegittimità costituzionale sopravvenuta, a partire dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza in Gazzetta Ufficiale, del regime di sospensione della contrattazione collettiva per il personale delle amministrazioni pubbliche”. Ovviamente, la sentenza si riferiva chiaramente a tutto il personale e non ad una separata parte da stabilire.
Un’idea “da rispedire al mittente” dunque secondo il segretario confederale dell’Ugl, Augusto Ghinelli, che interpellato dalla Meta Sociale ha spiegato come con  una direttiva del genere il rinnovo del CCNL rischia davvero di trasformarsi “nell’ennesimo bonus di Matteo Renzi”.
Secondo Ghinelli, infatti, “questo vorrà significare che degli oltre 3 milioni di lavoratrici e lavoratori della Pubblica Amministrazione, solamente circa 800 mila vedrebbero la loro busta paga lievitare di poche decine di euro”. Una misera mancia che, ancora una volta, rischia di trasformarsi in una “beffa” se si tiene conto che “grazie alle rassicurazioni alle parti sociali del ministro Madia, sull’immediata apertura dei tavoli per il rinnovo del CCNL, si è arrivati in tempi brevi e senza troppi intralci alla riduzione dei comparti di contrattazione, dagli attuali 12 ai soli 4 mega comparti”.
In realtà, si domanda il sindacalista, “l’assurdità potrebbe essere ancora più tagliente, se questa eventuale direttiva facesse scattare l’annullamento in busta paga per i lavoratori pubblici, del Bonus Renzi, adesso previsto per tutti i redditi sotto i 26 mila euro. Non resta che aspettare di capire se questa ipotesi si trasformerà in una proposta concreta presentata al tavolo di trattativa. Se così fosse, la rispediremo al mittente”.
E’ necessario infatti ricordare che i lavoratori del pubblico impiego stanno subendo da ben sette anni questo blocco contrattuale ed ora, ha aggiunto Ghinelli, “non meritano questa assurda e immotivata soluzione economica”. Il sindacalista ribadisce poi che “se il Governo attuerà il solito decreto legge per aggirare un vero confronto con le sigle sindacali, l’Ugl metterà in campo tutte le prerogative sindacali previste, tra cui lo sciopero generale, perché il tempo è scaduto e la pazienza è davvero finita”.