Una soluzione arrivata in extremis. Tirano finalmente un sospiro di sollievo i circa 3000 lavoratori di Almaviva che rischiavano il licenziamento al termine della procedura di mobilità, il 5 giugno. L’intesa è stata siglata questa mattina al ministero dello Sviluppo Economico dopo una nottata di trattative e dopo giorni di protesta con sit in indetti a Roma e a Palermo.
Un’intesa “sostenibile per tutte le parti in causa” secondo Antonio Vitti, componente della segreteria nazionale Ugl Telecomunicazioni, raggiunta “con molto impegno e determinazione, grazie anche al ruolo svolto dal Mise e dal ministero del Lavoro e che scongiura, aspetto più importante, i licenziamenti”.
L’intesa – secondo quanto rende noto il Mise – prevede l’applicazione del contratto di solidarietà di tipo B a partire dal 1° giugno, senza soluzione di continuità con quello già in corso, fino al 31/12/2016, senza alcun ridimensionamento delle retribuzioni dei lavoratori interessati. Nel corso dei sei mesi, le parti dovranno definire un nuovo accordo nel quale saranno individuati in dettaglio gli strumenti di rilancio della competitività dell’azienda. Tale accordo sarà verificato mensilmente da un tavolo istituito ad hoc presso il Mise. Al termine dei sei mesi, nel caso di eventuali ulteriori esuberi, le parti hanno concordato di fare ricorso alla cassa integrazione per altri 12 mesi a tutela dei posti di lavoro. La riduzione dell’orario di lavoro sarà pianificata ogni 15 giorni e potrà prevedere sospensioni finalizzate alla formazione e alla riqualificazione dei lavoratori. L’azienda si impegna a ridurre gradualmente il ricorso all’integrazione al reddito attraverso un incremento dei volumi di lavoro, che sarà oggetto di verifica da parte del tavolo istituito al Mise, sino al raggiungimento del 20%. Parallelamente il Tavolo di settore istituito in via permanente al Ministero dello Sviluppo economico, si occuperà di portare a compimento il percorso relativo agli interventi urgenti messi in campo per affrontare le criticità strutturali dell’intero comparto dei call center.
“Ora partiranno le assemblee – ha spiegato Vitti al temine dell’incontro al Mise – per spiegare ai lavoratori l’intesa. Avremmo certamente preferito un accordo con 36 mesi di ammortizzatori sociali, ma in ogni caso da oggi abbiamo la garanzia della copertura finanziaria e del mantenimento del reddito attuale per ogni lavoratore, oltre all’impegno, a partire da novembre, della riduzione delle percentuali di solidarietà fino al 20 per cento, importante soprattutto per le due sedi, Roma e Palermo sui cui gravava una maggiore percentuale di esuberi pari al 45%. Da domani inizia il contratto di solidarietà di sei mesi in vigore dal 1 giugno sulle sedi di Roma, Napoli e Palermo, ed è per noi, ma soprattutto per i lavoratori un’importantissima notizia, un sospiro di sollievo dopo mesi passati a temere il peggio”.
“Adesso bisogna continuare a lavorare uniti per dare un futuro migliore ai call center”, ha scritto in un tweet il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti.
“Abbiamo chiesto a tutte le parti disponibilità e buona volontà – ha spiegato il Viceministro allo Sviluppo economico Teresa Bellanova -, perché avevamo in carico il futuro di 2988 lavoratori e lavoratrici, e delle loro famiglie e avevamo a cuore il destino di una realtà produttiva seria, che considera la correttezza e la piena applicazione dei contratti un valore. Ora ci attende una strada non meno complessa, quella della attuazione piena dell’accordo; ma stanotte abbiamo sicuramente impiantato le fondamenta di un lavoro fruttuoso che porterà esiti pienamente positivi”.