I DATI DI OGGI – Il fatturato dell’industria segna a marzo il peggiore calo tendenziale a partire da agosto 2013, con una riduzione del 3,6 per cento rispetto all’anno precedente nei dati corretti per gli effetti di calendario (-3,7 per cento i dati grezzi).
Lo rivela l’Istat in una ricerca diffusa oggi sui dati sul fatturato e sugli ordinativi  dell’industria di marzo 2016.
C’è un calo anche rispetto a febbraio dell’1,6 per cento e nella media dei primi tre mesi dell’anno dell’1,1 per cento. Risultano in contrazione sul mese anche gli ordinativi (-3,3 per cento), che invece, rispetto all’anno precedente, crescono dello 0,1 per cento. L’andamento del fatturato è peggiore per il mercato interno (in contrazione del 2,6 per cento sul mese e del 4,4 per cento sull’anno) che per quello estero, che vede un lieve incremento sul mese (+0,1 per cento e un calo del 2,2 per cento sull’anno).
In particolare, il fatturato dell’industria degli autoveicoli cala a marzo del 6,5 per cento rispetto all’anno precedente. L’Istat sottolinea che si tratta del primo calo da dicembre del 2013, oltre due anni fa. Per la fabbricazione di mezzi di trasporto in generale, gli incassi sono in aumento del 5,1 per cento. Per il settore auto è negativo anche il bilancio dei primi tre mesi dell’anno, con i fatturati in contrazione del 3,3 per cento. Mantengono il segno più, invece, gli ordinativi, che crescono dello 0,1 per cento a marzo e del 2,6 per cento nella media del trimestre.
L’Istat sottolinea che il contributo più ampio alla flessione tendenziale del fatturato viene dalla componente interna dell’energia e, nell’industria in senso stretto, la maggiore diminuzione colpisce la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-22,4 per cento). Invece gli incrementi più rilevanti si registrano nella fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+6,5 per cento sull’anno), i mezzi di trasporto (+5,1 per cneto, nonostante il calo degli autoveicoli del 6,5 per cento) e i prodotti farmaceutici (+4,9 per cento). Su base congiunturale, gli indici segnano incrementi per l’energia (+3,2 per cento sul mese) e cali per i beni strumentali, i beni intermedi (-2,5% per entrambi) e i beni di consumo (-0,6 per cento).    Tornando ai dati sugli ordinativi, pesa il mercato estero (in flessione del 5,8 per cento sul mese e del 3,1 per cento sull’anno) più di quello interno (-1,5 per cento sul mese e +2,4 per cento sull’anno). Rispetto a marzo 2015, gli incrementi più rilevanti riguardano, come per il fatturato, mezzi di trasporto (+30,7 pIndustriaer cento), di computer, prodotti di elettronica e ottica (+19,2 per cento) e i prodotti farmaceutici (+3,2 per cento). La flessione maggiore si osserva nella metallurgia e fabbricazione di prodotti di metallo (-13,2 per cento).
(Fonte: Ansa)
LA POSIZIONE DELL’UGL – Per il segretario generale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone, “la battuta d’arresto segnata dagli ordinativi e del fatturato è il risultato dell’assenza di una vera politica industriale, che il governo Renzi ha pensato di surrogare con il fallimentare quanto dannoso Jobs Act”. “Le rilevazioni – aggiunge IL sindacalista – registrano ancora una volta la debolezza del mercato interno. Quest’ultimo è un altro nodo del nostro sistema mai strutturalmente affrontato, che vede tra le principali cause il basso livello delle retribuzioni, per la lunga attesa nei rinnovi contrattuali, come nel caso più che eclatante della Pubblica amministrazione, la precarietà in cui sono ormai immersi i diritti e le tutele del lavoro e l’impoverimento progressivo dei pensionati, costretti al ruolo di ammortizzatori sociali e familiari da quando nel  2008 è iniziata la crisi”.
Per Capone inoltre “l’aver affrontato tardi e male nodi strategici quali, ad esempio, la chimica, la siderurgia e soprattutto il Sud pone degli interrogativi per il futuro prossimo dell’industria, da cui dipendono direttamente concrete possibilità di crescita per il nostro Paese”.