“E’ davvero preoccupante il modo con cui, attraverso l’Atto di governo 297, si affronta il tema delle società a partecipazione pubblica. Invece di focalizzare l’attenzione sul personale dipendente e sui servizi erogati al cittadino, si guarda alla promozione della concorrenza e del mercato, dimenticando che non tutti i servizi sono altrettanto appetibili se posti sul mercato e che, vista la complessità del Paese, la capacità di attrarre investimenti è fortemente diversificata fra Nord e Sud e fra grandi e piccoli centri urbani”.
Questa in sintesi la posizione espressa oggi dall’Ugl in audizione presso le Commissioni riunite V Bilancio della Camera e I Affari costituzionali del Senato nell’ambito dell’esame dello Schema di decreto legislativo recante testo unico in materia di società a partecipazione pubblica (Atto n. 297). Presente per l’Ugl i segretari confederali, Fiovo Bitti, e Valentina Iori.
Secondo il sindacato di via della Botteghe Oscure, sebbene sia corretto pensare ad una razionalizzazione della spesa pubblica, obiettivo strategico dichiarato nel testo, “da questa non può derivare una riduzione surrettizia di quelli che sono i livelli essenziali delle prestazioni da assicurare sull’intero territorio nazionale. Tale processo non può e non deve ricadere sui lavoratori e sui cittadini in termini di occupazione e qualità/quantità dei servizi erogati sul territorio”.
“In questo senso, l’Ugl – si legge nel documento – reputa necessario prevedere nell’Atto di governo 297 l’introduzione di strumenti di partecipazione e coinvolgimento dei dipendenti nella gestione delle società, in attuazione dell’articolo 46 della Costituzione”.
Entrando nel dettaglio del testo, viene espressa forte perplessità in merito all’articolo 1 comma 6, che dà al Presidente del Consiglio “un’ampia discrezionalità in merito alla possibile esclusione totale o parziale dall’applicazione del presente decreto a singole società a partecipazione pubblica. Inoltre, rispetto agli articoli 4 e 5 dove si trova il richiamo  alle finalità istituzionali delle società partecipate, l’Ugl sottolinea che tale riferimento “andrebbe accompagnato con il rimando ai principi costituzionali della sussidiarietà, della differenziazione, dell’adeguatezza e del coordinamento fra gli enti della pubblica amministrazione, al fine di evitare sovrapposizioni inutili e costose, a fronte delle tante carenze registrate sul territorio. Si sostiene la centralità della pubblica amministrazione nella produzione dei servizi di interesse generale che, in quanto tali, non possono e non debbono essere considerati alla stregua di qualsiasi altro bene o servizio di largo consumo”.
In merito alla crisi di impresa di società a controllo pubblico, disciplinata dall’articolo 14, c’è bisogno di estrema attenzione.  Secondo l’Ugl “l’impostazione di fondo appare quella di collegare strettamente il piano di risanamento alla riduzione delle spese per il personale, scaricando sui lavoratori decisioni errate prese da altri soggetti. Torna la necessità di assicurare il confronto con le organizzazioni sindacali di rappresentanza dei lavoratori dipendenti”.
“L’affidamento diretto – si legge – è lo strumento con il quale la pubblica amministrazione dovrebbe perseguire il raggiungimento dell’obiettivo prioritario della garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni. Rispetto all’articolo 17, è da valutare la congruità del tetto minimo di partecipazione dei soggetti privati fissato al 30%, mentre l’eventuale quotazione di società a controllo pubblico in mercati regolamentati, prevista al successivo articolo 18, deve essere preceduta da una attenta valutazione di costi e benefici con le organizzazioni sindacali”.
La scarsa attenzione data al futuro del personale dipendente trova conferma nel fatto che il tema si ritrova solo all’articolo 19, quasi in coda al provvedimento. “La riorganizzazione delle società partecipate – sottolinea al’Ugl –  potrebbe portare con sé fino a 100mila esuberi, con un costo stimato fra ammortizzatori sociali e percorsi di riqualificazione professionale vicino ai tre miliardi di euro, naturalmente senza considerare le ricadute sociali di un tale processo. Nell’articolo 19, oltre ad essere completamente assente il confronto con le organizzazioni sindacali, non si forniscono rassicurazioni ai dipendenti pubblici non più tali avendo seguito il destino dei servizi esternalizzati. Per questi lavoratori, se in esubero, non si prevede la reinternalizzazione, ma semplicemente una priorità ad essere riassunti, cosa oggettivamente difficile, considerando che l’intera operazione è fatta proprio per ridurre i costi”.
L’articolo 19, secondo il sindacato va letto in coerenza con il successivo articolo 26 che contiene alcune disposizioni transitorie in materia di personale e che fornisce un quadro fortemente preoccupante: si prevede, infatti, per il personale eccedente “il transito in un apposito elenco dal quale le società a controllo pubblico dovranno attingere, ma soltanto in caso di nuove assunzioni a tempo indeterminato e solo fino al 31 dicembre 2018. Nulla viene detto cosa succede dopo questa data né viene prevista la chiamata di personale iscritto in questo elenco per assunzioni a tempo determinato con carattere temporaneo ed eccezionale”.

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