di Ornella Petillo, segretario confederale Ugl

 

Quest’anno abbiamo negli occhi e nel cuore due mamme Paola e Luciana. Due donne che non conoscevano la notorietà, ma l’hanno dovuta subire per raccontarci dei loro figli Giulio Regeni e Valeria Solesin.

Lo hanno fatto con compostezza senza eccessi e disperazione, quella se la sono tenuta tutta dentro. Ma i loro occhi ci hanno egualmente parlato.

C’è una terza mamma che, forse, non ha avuto lo spazio che meritava è Giusy lo Porto la mamma di Giovanni, cooperante originario di Palermo rapito tre anni fa in Pakistan ed ucciso lo scorso anno per errore dal fuoco di un drone americano contro una base di Al Qaeda dove era prigioniero.

Che cosa accumuna queste tre mamme? Il dolore innaturale per la perdita di un figlio, sicuramente, ma se ci fermiamo a questo non facciamo onore a queste donne,  non riconosciamo loro la forza generatrice che ha dato alla luce  tre esempi di vita generosa.

Raccontare questi ragazzi è un piacere, è come sentire il nostro inno nazionale che ti entra nella pelle e ti inorgoglisce fino alle lacrime. Conoscere le loro storie ci rende fieri perché sono prodotti della nostra terra della nostra cultura, della famiglia come riferimento di valore della nostra società. Le loro mamme sono state le “agenti di trasmissione”,  hanno saputo restituire alla società tutto questo attraverso i loro figli.

Giovanni Lo Porto aveva due lauree era poliglotta e aveva girato il mondo come cooperante nelle Ong,  specializzandosi in “conflitti e pace”. La sua preparazione se l’era costruita tutto da solo, impegnandosi non poco  per uscire dalle maglie strette dello Sperone, uno dei quartieri più difficili di Palermo, dove era nato. Il presidente Mattarella nel suo discorso di insediamento lo aveva citato insieme a padre Paolo Dall’Oglio rapito, anche lui, in Siria.

Gli amici di Valeria, dell’Istituto nazionale per gli studi demografici (INED), hanno voluto dedicarle una pagina di ricordi all’indomani dell’attentato al Bataclan a Parigi. Lo hanno fatto in maniera semplice descrivendo il suo percorso di studi e i suoi interessi.  Bastava quello per ritrarre il profilo di un’eccellenza: “Valeria per portare a termine il suo lavoro, ottenne una borsa di dottorato alla Caisse nationale des allocations familiales (Cnaf) nel 2012. Iscritta alla scuola dottorale di geografia di Parigi e associata al centro di ricerca dell’istituto di demografia dell’università di Parigi 1 (Cridup), Valeria e’ tra l’altro accolta all’istituto nazionale per gli studi demografici (INED). Dopo aver insegnato in diverse Università parigine (Università Paris Est-Créteil, Università Paris 8 Vincennes-Saint Denis), Valeria Solesin faceva parte dall’inizio dell’anno accademico 2015-2016 del personale docente dell’Institut de démographie de l’université Paris 1-Panthéon-Sorbonne, l’istituto di demografia della Sorbona, come assistente per la didattica e la ricerca”.

Che dire di Giulio, le sue notevoli doti stanno andando oltre la sua morte. Attraverso lui si sta denunciando la violenza e la sopraffazione; è diventato un simbolo come Paola, la sua mamma,  che non riesce a piangere ma vuole solo la verità per quel figlio che dai 12 ai 14 anni era stato il sindaco dei ragazzi del suo comune, che aveva vinto una borsa di studio nel New Mexico gli ultimi tre anni di liceo, per poi andare in Inghilterra a Oxford dove aveva conseguito una laurea e poi il dottorato a Cambridge.

Questi tre ragazzi sono i figli che tutti vorrebbero, sono i figli della generosità di tre mamme che hanno saputo non arretrare rispetto ai loro sogni.

Li hanno allevati con tutto l’amore che si possa immaginare; li hanno curati, vestiti, hanno sentito le loro recite di Natale e di fine anno, hanno ospitato i loro amici in casa, hanno tribolato quando non si ritiravano in orario, hanno fatto file interminabili per i colloqui a scuola, si sono piegate in due dalla preoccupazione quando sono usciti da soli per la prima festa, hanno pianto per i loro successi, hanno sofferto per le loro sconfitte. E poi ce li hanno regalati, perché agenti di un mondo migliore.

Grazie  Paola, Luciana e Giusy, non possiamo fare regalo migliore per una mamma che raccontare dei suoi figli.