“Da anni, in Italia, c’è chi continua a sostenere che il nostro sistema previdenziale pubblico costa più degli analoghi sistemi europei ed è in gran parte responsabile del nostro debito pubblico”. Per l’Ugl Pensionati la verità è ben altra. A spiegarlo è Corrado Mannucci, segretario nazionale dell’Ugl Pensionati.
Nello specifico il sindacalista precisa che “il bilancio dell’Inps, com’è noto, è la sommatoria di due diversi bilanci: quello della Previdenza (l’unico che dovrebbe far testo e le cui entrate derivano dai contributi trattenuti sulle buste paga dei lavoratori e dai versamenti dei datori di lavoro) e quello della Assistenza (per Legge è a carico dello Stato). Ma, c’è ben altro che autorizza a sostenere invece che i pensionati della previdenza pubblica che fanno capo all’Inps sono diventati da anni un vero e proprio ‘bancomat’ per il Governo. Fin dal 1996 – precisa il sindacalista – nella mia qualità di Consigliere del CIV dell’Inps  – precisa il sindacalista –  per conto dell’Ugl denunciai che nelle uscite del bilancio della Previdenza erano state da anni indebitamente inserite ben 36 voci (per un importo superiore ai 7 miliardi di lire) che erano invece chiaramente da attribuire al bilancio dell’Assistenza e quindi a carico dello Stato. E di quelle voci, faceva parte addirittura l’“integrazione al minimo”che era ed è quanto di più assistenziale si possa immaginare. Inutile precisare che, malgrado le mie continue richieste tendenti a verificare e ricollocare tutte le voci del bilancio della previdenza, nulla è cambiato. Ho rinnovato anche recentemente la mia richiesta nel corso di un in contro con il Presidente dell’Istituto, Boeri e occasione di un importante convegno promosso dall’Inps”.
Mannucci ritorna anche sulla Riforma Fornero che ha penalizzato fortemente la categoria dei pensionati oltre che “il tentativo del Governo Renzi di mettere mano alle pensioni di reversibilità, senza tener conto che non si tratta di somme dovute per assistenza, ma di assegni di carattere previdenziale, derivanti da versamenti dei lavoratori. Ecco perché è immorale parlare dei pensionati come responsabili di parte del debito pubblico – conclude Mannucci –  mentre è chiaro che sono stati sistematicamente derubati. E’ quindi doveroso sostenere la necessità di creare un nuovo Istituto per l’Assistenza, gestito direttamente dal Governo, lasciando all’Inps la gestione della Previdenza Pubblica. Comunque, nei prossimi giorni, chiederemo l’intervento della Corte dei Conti per fare finalmente chiarezza sui Bilanci dell’Inps”.

Focus di Italia Oggi su pensioni

Al 1° gennaio 2015 le pensioni vigenti sono 18.044.221 di cui 14.312.595 di natura previdenziale, cioè prestazioni che hanno avuto origine dal versamento di contributi previdenziali (vecchiaia, invalidità e superstiti), durante l’attività lavorativa del pensionato; le rimanenti, costituite dalle prestazioni erogate dalla gestione degli invalidi civili e da quella delle pensioni e assegni sociali, sono di natura assistenziale, cioè prestazioni erogate per sostenere una situazione di invalidità congiunta o meno a situazione di reddito basso.
Lo rileva l’Inps nell’Osservatorio statistico pubblicato sul sito, precisando che l’importo complessivo annuo risulta pari a 192,6 mld di euro di cui 173 mld sostenuti dalle gestioni previdenziali. Oltre la metà delle pensioni è in carico alle gestioni dei dipendenti privati, delle quali quella di maggior rilievo (97,2%) è il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti, che gestisce il 50,4% del complesso delle pensioni erogate e il 63% degli importi in pagamento.
Le gestioni dei lavoratori autonomi erogano il 27,4% delle pensioni per un importo in pagamento del 23,8%, mentre le gestioni assistenziali gestiscono il 20,7% delle prestazioni con un importo in pagamento di poco superiore al 10% del totale.

Il 64,3% delle pensioni è inferiore a 750 euro. Il 64,3% delle pensioni ha un importo inferiore a 750 euro. Questa percentuale, che per le donne raggiunge il 77,1%, costituisce solo una misura indicativa della “povertà”, per il fatto che molte pensionati sono titolari di più prestazioni pensionistiche o comunque di altri redditi. A tal fine, l’Inps evidenzia che delle 11.502.471 pensioni con importo inferiore a 750 euro, solo il 45,4% (5.216.940) beneficia di prestazioni legate a requisiti reddituali bassi, quali integrazione al minimo, maggiorazioni sociali, pensioni e assegni sociali e pensioni di invalidità civile. In questo caso il divario tra i due generi è accentuato. Infatti per gli uomini la percentuale di prestazioni con importo inferiore a 750 euro scende al 45% e se si analizza la situazione della categoria vecchiaia si osserva che questa percentuale scende al 24%, e di queste solo il 24,2% è costituito da pensioni in possesso dei requisiti a sostegno del reddito. Sempre per i maschi, si osserva che oltre un terzo delle pensioni di vecchiaia è di importo compreso fra 1.500 e 3.000 euro.
E’ pari a quasi 74 anni l’età media dei pensionati. L’età media dei pensionati è di 73,6 anni, con una differenza fra i due generi di 4,5 anni (71 anni gli uomini e 75,5 le donne). L’età media alla decorrenza del pensionamento è in aumento, passando, per la pensione di vecchiaia dai 62,9 anni del 2010 ai 65,4 anni dei primi due mesi del 2016 e, per le pensioni di anzianità, da 59,1 anni a 60,6 nello stesso periodo.
Al Nord il maggior numero di pensioni. L’Italia settentrionale usufruisce del maggior numero di prestazioni pensionistiche. Il 48,1% delle pensioni viene infatti percepito da residenti in questa area e a loro è destinato il 54,9% delle somme stanziate a inizio anno.
Il 19,2% delle prestazioni viene erogato nel Centro Italia, per un totale del 19,7% dello stanziamento, e il 30,5% nel Sud e nelle Isole, cui e’ riservato il 24,7% della somma totale. Il restante 2,2% è rappresentato da pensioni erogate a residenti all’estero, cui è riservato lo 0,65% dello stanziamento.