Nei giorni di Pasqua e Pasquetta, quando l’allarme terrorismo è massimo, piazza Fontana di Trevi è stata affidata ad una pattuglia di soli due agenti della Polizia locale di Roma Capitale. In tanti i turisti e i cittadini romani che in quei giorni si sono riversati nella piazza romana, creando non poche difficoltà. A denunciare la situazione è stata proprio l’Ugl.
Alla Metasociale racconta quanto accaduto il coordinatore di Roma dell’Ugl Polizia locale, Marco Milani.

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Dopo l’attentato di Bruxelles, sono state annunciate misure di sicurezza straordinarie per la Capitale, soprattutto nel periodo delle festività Pasquali. L’Ugl però ha denunciato che si sono registrate forti difficoltà in particolare alla Fontana di Trevi. Cosa è successo di preciso?
Come denunciato dai colleghi, ci si è trovati nei giorni di Pasqua e Pasquetta con soli due agenti a presidiare una piazza in quel momento gremita da oltre 4000 persone. Un fatto del tutto normale dato che si tratta di uno dei monumenti più importanti di Roma.

Ci sono stati attimi di tensione?
Più che di tensione, potremmo parlare di forte preoccupazione. Quando gli agenti in servizio si sono resi conto che la “visibilità’”, a causa della folla presente, non superava i pochi centimetri e che la stessa vettura di servizio sarebbe stata impedita in ogni movimento, anche laddove si fosse reso necessario, hanno deciso di richiedere l’ausilio di altre pattuglie, segnalando il problema alla centrale operativa di gruppo.

Come mai con un livello 2 di allerta terrorismo un luogo così frequentato come piazza Trevi non è stato presidiato adeguatamente da forze dell’ordine preposte e adeguatamente addestrate per tali emergenze?
Questa è una domanda che andrebbe rivolta a chi predispone piani di sicurezza e si occupa della gestione dell’ordine pubblico. Senza creare ingiustificati allarmismi possiamo però evidenziare, come il sito stesso costituisca un “obiettivo” ben più’ che sensibile. Ciò che abbiamo infatti appreso sugli atti terroristici è come questi criminali prediligano luoghi affollati, generalmente  “simbolo” nella loro lotta all’occidente, con il rischio di colpire monumenti che rappresentano il nostro patrimonio  e, contemporaneamente ove possibile, intendono danneggiare l’immagine turistica del luogo dove colpiscono al fine di creare ripercussioni all’economia del paese attaccato. Il monumento di Fontana di Trevi ha tutte queste caratteristiche.

Giudicate dunque inadeguato quanto si sta facendo attualmente per mettere in sicurezza Roma e in particolare i luoghi più sensibili?
Onestamente questo non sappiamo dirlo. Non sappiamo cioè se in aggiunta a presidi “visibili” come ad esempio militari ed agenti in uniforme non vi siano, predisposti dalla Questura e dal Ministero degli Interni, servizi di sicurezza in borghese. Possiamo pero’ osservare come la presenza di un presidio fisso di uomini in divisa, evidente in altre relata’ della capitale (si pensi alle stazioni delle metropolitane o ferroviarie), sia stata pressoché’ assente in una piazza simbolo come Fontana di Trevi.

Il Corpo di Polizia Locale è impegnato anche ad assolvere molti altri compiti nella Capitale. In un quadro già difficile da gestire, con mezzi molto spesso inadeguati, come affrontare questa emergenza sicurezza legata al terrorismo?
Cogliendo innanzitutto delle “occasioni”. Penso alle norme europee in tema di sicurezza, che consentono di mettere “fuori bilancio” tutti quegli investimenti utili per potenziare, ammodernare ed adeguare i Corpi di Polizia. Penso all’articolo 208 del Codice della Strada, mai applicato a Roma, che vincola quote consistenti dei proventi contravvenzionali (250 milioni di euro lo scorso anno) all’ammodernamento e potenziamento del Corpo di Polizia Locale. Penso infine alla tanto attesa Legge di Riforma della Polizia Locale, che potrebbe adeguare alle mutate esigenze una disciplina ferma al 1986, armonizzando i Corpi delle migliaia di Comuni Italiani, rendendoli egualmente fungibili e riconoscibili, su tutto il territorio nazionale.