di  Alessandra De Vita

 

Finalmente qualcosa sta cambiando nel mondo del lavoro, per noi del “popolo delle partite Iva”. E’ un esercito di uomini, donne, giovani e meno giovani che si mettono in proprio, lavorando spesso più come dipendenti che come liberi professionisti. In attesa delle nuove norme che semplificheranno la loro esistenza, si stanno organizzando per chiedere nuove garanzie.

Quella dei lavoratori autonomi è ormai una truppa, che cresce mese dopo mese. Solo a dicembre 2015 sono state aperte circa 40mila partite Iva (dati del ministero dell’Economia e delle Finanze).

Il governo sta mettendo a punto in questi mesi, la stesura di un nuovo statuto, subito ribattezzato il  “Jobs Act delle partite Iva”, ancora in fase di approvazione. Per le partite Iva al femminile, ci sono delle novità che, pur non colmando il divario con il lavoro dipendente in termini di diritti e tutele, incideranno sul sistema del welfare. Si va dalla maternità alla malattia, passando per la formazione e giungendo a regole più chiare nel rapporto con il committente.

In caso di maternità sono garantiti 2 mesi prima e 3 dopo il parto, ma – è qui la novità – la donna potrà scegliere se continuare o meno a lavorare, senza più l’obbligo di astensione. Una volta nato il bambino, è previsto un congedo parentale di 6 mesi, spendibile entro i primi tre anni del piccolo.

In caso di malattia o infortuni sarà possibile congelare le prestazioni continuative in un periodo non superiore ai 150 giorni; ciò tutelerà il lavoratore nel mantenere il rapporto con il committente, ma comporterà, comunque, il mancato pagamento nel tempo della sospensione.

Altro discorso per le spese di formazione—corsi, master, congressi e convegni—deducibili al 100 percento, fino a un massimo di 10mila euro l’anno (finora lo era al 50 percento). Le partite Iva potranno anche dedurre (fino a un massimo di 5mila euro) le spese sostenute per i servizi per il lavoro, come le consulenze presso i centri per l’impiego.

Il ddl vieta la rescissione senza preavviso e unilaterale dei contratti da parte dell’ azienda appaltatrice (il lavoratore invece può farlo). In più stabilisce che il committente non possa fissare i termini di pagamento oltre i 60 giorni.

Tra le novità – queste sì,  già in vigore dal 1° gennaio 2016 – l’introduzione del regime forfettario che di fatto ha cestinato il vecchio regime dei minimi. In pratica, scompare il limite massimo di fatturato di 30mila euro per tutti ma, in base al tipo di attività, cambia la soglia grazie alla quale poter rientrare nell’agevolazione.

Le partite Iva presentano vantaggi ma anche svantaggi. Tra i vantaggi; la totale autonomia nella gestione del lavoro e degli orari, senza bisogno di andare in ufficio quotidianamente. Tra gli svantaggi la responsabilità, di stare bene attenti a mettere da parte i soldi necessari per pagare le tasse e versare i contributi.