di Maria Rosaria Pugliese

Dirigente confederale Ugl, responsabile Fondi Strutturali

La Corte dei Conti UE per la prima volta ha esaminato ‘la dimensione esterna’ della politica di migrazione attraverso l’analisi dei progetti attivati dall’Unione europea per aiutare i Paesi vicini a fronteggiare l’emergenza in Algeria, Georgia, Libia, Moldova, Marocco e Ucraina. Il risultato  è allarmante: mancanza di una strategia chiara, finanziamenti frammentati, obiettivi troppo vaghi, diritti umani calpestati, scarsa efficacia sul fronte dei rimpatri: nel complesso, sono stati analizzati 23 progetti, dal valore contrattuale di 89 milioni di euro, su un totale di 742 milioni di euro.

La relazione della Corte dei Conti Ue mette in evidenza una serie di debolezze, come la complessità degli obiettivi politici e della governance, l’impossibilità di misurare i risultati e di determinare la spesa totale, la limitata riuscita del ritorno dei migranti nei rispettivi paesi di origine e problemi di coordinamento tra diversi organismi dell’Ue e tra la Commissione europea e gli Stati membri. Secondo la Corte dei Conti Ue “i progetti erano geograficamente troppo diffusi per raggiungere una massa critica sufficiente a produrre risultati significativi nei Paesi interessati”. Gli indicatori di risultato hanno misurato le attività finanziate, ma raramente i risultati sono stati raggiunti  dal momento che tali progetti rivelano un impatto e una sostenibilità limitata e sono stati incentrati sullo sviluppo piuttosto che sulla migrazione. I progetti controllati (un quarto di quelli finanziati) che hanno fornito servizi a migranti in situazione di ritorno volontario o rimpatrio forzato sono risultati modesti in termini di portata ed efficacia, osserva ancora la Corte, a causa di una mancanza di coinvolgimento attivo, sia da parte degli Stati membri dell’Ue nel preparare il ritorno dei migranti, sia da parte dei paesi di rimpatrio. Inoltre,  il rispetto dei diritti umani, che dovrebbe essere alla base di tutti gli interventi, è rimasto “teorico e solo raramente si è tradotto in pratica“. In termini di fondi, la spesa per il periodo 2007-2013 per la ‘dimensione esterna’ della politica di migrazione è stata di 1,4 miliardi di euro, ma solo per il programma tematico sono riusciti a determinare con esattezza quanto è stato speso (304 milioni di euro). I finanziamenti, rileva la Corte, sono stati dunque frammentati e poco mirati. Insomma, tante risorse, pochi risultati. Tanta solidarietà legata a grandi affari.