di Ornella Petillo Segretario Confederale dell’Ugl
Onu
New York – Dieci giorni. Oltre 1.000 organizzazioni non governative e 8.100 rappresentanti. 450 eventi organizzati da Ong (organizzazioni non governative) altri 200 da entità delle Nazioni Unite e Stati membri. Questi sono i numeri della sessantesima sessione della Commissione per la Condizione Femminile (CSW60), il più grande forum per Stati membri e parti interessate sull’avanzamento delle donne che ha preso il via lunedì.
Tema di questo importante momento di confronto – che terminerà il prossimo 24 marzo – è “L’empowerment delle donne e i suoi legami con lo sviluppo sostenibile”. La delegazione italiana è guidata dall’inviato speciale per la CSW60 Emma Bonino e il Sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova. Grande occasione per l’Ugl che per la prima volta partecipa ad un evento di respiro mondiale.
Sessant’anni di impegno per la CSW. Un traguardo importante e molto sentito, soprattutto da quei Paesi dove le condizioni delle donne sono una vera e propria emergenza umanitaria.
A setOrnella Petillotembre i Paesi membri dell’ONU hanno adottato la nuova agenda 2030 che comprende 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile del pianeta. Eliminare la povertà, promuovere la prosperità economica ed il benessere delle persone, proteggere l’ambiente questi i riferimenti prioritari dell’accordo.
Le riunioni del CSW sono incentrate soprattutto sull’obiettivo 5 dell’Agenda “Parità di genere stop a discriminazione e violenza”. Gli argomenti più toccanti sono le numerose denunce di pratiche nocive quali le nozze forzate e le mutilazioni genitali femminili.
L’UNICEF ha lanciato il programma globale per l’accelerazione delle azioni a favore della eliminazione totale della pratica delle spose bambine. Il fenomeno ha avuto un notevole decremento grazie all’approvazione nel 2006 di un programma di azione specifico. Ma non si può ancora cantare vittoria. Le stime dell’Unicef più recenti indicano che ancora ci sono livelli preoccupanti, quasi 400 milioni di donne di età compresa tra 20 e 49 anni (oltre il 40%, del totale) si sono sposate ancora minorenni.
Nel corso dei lavori l’Ugl ha precisato che nonostante l’esistenza di una legislazione avanzata sulle pari opportunità, il nostro Paese è fortemente arretrato per le lacune nella governance e nell’effettiva applicazione sul territorio delle norme esistenti. La mancanza di un riferimento a livello nazionale, quale è un ministero ad hoc, crea un vuoto ulteriore, che genera una preoccupante disattenzione nel dibattito pubblico alle questioni di genere.
Tutte le partecipanti al tavolo, compresa L’on. Bonino, hanno convenuto su di un punto: non aiuta che in Italia non ci sia un riferimento istituzionale che funga da coordinamento sulle politiche di pari opportunità.