Augusto Ghinelli
Segretario confederale Ugl

Secondo il Governo Renzi, per sbloccare i rinnovi dei contratti dei lavoratori pubblici è necessario ridurre da 11 a 4 gli attuali comparti per la contrattazione. L’intesa siglata dall’Esecutivo solo con alcune parti sociali prevede di accorpare in un unico comparto  i settori Scuola, Università, Ricerca, Alta Formazione Artistica e Musicale. Sanità Pubblica, Regioni ed Enti Locali costituiranno un loro autonomo comparto. In quello dei Poteri Centrali andranno Ministeri, Agenzie Fiscali, Inps, Istat, Aci Ed Enav. Non si conosce invece il quarto comparto, sul quale l’Aran non vuole ancora esprimersi chiaramente. Questi accorpamenti  saranno propedeutici all’omogeneizzazione delle buste paga, in base alle tabelle stipendiali richieste a suo tempo dal ministro alla Funzione Pubblica, Marianna Madia, proprio per cercare di risolvere il problema della mobilità d’ufficio e l’introduzione in nuove realtà lavorative d tanti lavoratori in questa grave situazione proprio a causa della Riforma della Pubblica Amministrazione. Non si comprende realmente a cosa possa servire accorpare in un unico contratto tante realtà professionali diverse per servizi al pubblico e competenze. L’unico motivo non può che essere quello di voler livellare verso il basso la media degli stipendi.  Inoltre per l’eventuale rinnovo dei contratti della Pa, il Governo ha stanziato solo 300 milioni di euro e questo significherà un aumento medio pro-capite in busta paga di circa 10 euro!  Dopo quasi sette anni in cui i contratti sono rimasti congelati, tutto questo è inaccettabile. Inoltre, dobbiamo aggiungere anche l’incognita degli 80 euro, il bonus economico del Governo in favore di tutti i lavoratori con stipendi sotto 1.500 euro, che a seguito dei rinnovi contrattuali potrebbe essere cancellato. Tutto ciò è assolutamente irrispettoso nei confronti dell’intera categoria che continua ad essere considerata un costo per il paese piuttosto che una risorsa.  Se tutto questo dovesse davvero verificarsi, consegneremo le responsabilità morali a tutte quelle parti sociali che continuano a condividere con il Governo questa spending review mascherata da riforma.