di Barbara Faccenda

Recentemente c’è stato come un attacco di follia a proposito di alcune dichiarazioni sulla Cina come maggiore esportatore di armi, dando il via, forse, ad una seria competizione di quella che è sempre stata una gara con unico partecipante: gli Stati Uniti. Al di là del clamore pubblicitario, c’è qualcosa di vero.
In termini generali, l’industria degli armamenti cinesi non minaccia seriamente le esportazioni di armi degli Stati Uniti, almeno in termini di quantità. Secondo l’Istituto di Stoccolma che si occupa di ricerca internazionale, la Cina ha acquistato solo il 5 per cento del totale del mercato globale delle armi dal 2010 al 2014, risultato talmente buono da attestarsi al terzo posto tra gli esportatori di armi del mondo, ma ancora molto dietro agli Stati Uniti con il 31 per cento del mercato globale e la Russia con il 27 per cento. Nondimeno, il grande quantitativo delle spedizioni recenti della Cina, circa il 70 per cento, è andato a tre paesi: Pakistan, Bangladesh, Myanmar.
Detto questo, ci sono alcune aree dove la Cina si sta ritagliando un nuovo spazio nel mercato globale del commercio delle armi. Ha venduto fregate all’Algeria, jet per l’addestramento alla Bolivia e al Venezuela, missili anti – nave all’Indonesia. Ci sembra essere più preoccupante il fatto che la Cina è diventata un esportatore chiave di droni armati, anche riferito agli UCAV, ai veicoli aerei da combattimento senza pilota. È allarmante, sotto due punti di vista: il primo relativo al fatto che questo è un segmento potenzialmente lucrativo del business delle armi che con tutta probabilità è destinato a crescere significativamente nelle decadi a venire e quindi si pone come sfida per le esportazioni americane. In secondo luogo, i droni armati data la loro estrema efficacia vengono sempre più scelti come armi in molti luoghi di conflitto. Solo pochissimi paesi a parte la Cina e gli Stati Uniti ad oggi fabbricano droni armati dedicati.

(L’Italia – http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2015-11-04/via-libera-usa-droni-italiani-saranno-armati-182025.shtml?uuid=ACuLyWTB – ha armato di recente i droni attraverso il kit di armamento fornito da Washington).

La Cina è uno dei pochi paesi, insieme a Stati Uniti, Israele, Pakistan e recentemente Gran Bretagna i cui droni sono stati attualmente utilizzati in operazioni di combattimento. Agli inizi di dicembre 2015, i militari iracheni hanno usato il Caihong ovvero CH – 4B di costruzione cinese, drone armato con un laser che guida il missile per attaccare obiettivi dell’ISIS. È stato in assoluto, il primo attacco fatto da un drone in Iraq.
Come ha fatto la Cina a diventare un pioniere nella vendita globale di droni armati? Fino ad ora ha esportato due modelli il Caihong e il Chengdu Pterodactyl ovvero WingLoong. Entrambi contengono una somiglianza con due droni americani di punta: l’MQ – 1B Predator e il MQ- 9 Reaper. Il Predator era originariamente un drone di sorveglianza, modificato più tardi per portare i missili guidati dal laser Hellfire. Il Reaper è un drone dedicato chiamato “hunter – killer” (cacciatore – assassino), nel gergo dell’industria di difesa.
Il Wing Loong disegnato e costruito dal cinese Chengdu Aircraft Group, è approssimativamente la stessa dimensione del Predator, lungo circa 9m e 66cm con un’ apertura alare di 15 metri. Porta una carica esplosiva molto più piccola di circa 99 kg ,secomparata a quella del Predator di 498 kg . Costa circa 1 milione di dollari per unità ovvero giusto ¼ del prezzo del Predator. È stato venduto all’Egitto, agli Emirati Arabi Uniti e all’Arabia Saudita.
Il Caihong è stato sviluppato dalla China Aerospace Science and Technology Corporation ed è probabilmente più sconvolgente come arma che il WingLoong. La versione originale CH – 3, che è stata venduta alla Nigeria, appare relativamente inefficace come drone da combattimento, almeno uno è caduto in Nigeria, durante le operazioni contro i militanti di BokoHaram. Il CH – 4, tuttavia, è più o meno un clone del MQ-9 Reaper e più capace del CH- 3. Porta una carica esplosiva relativamente piccola di circa 349 kg, ma più larga; stanno comunque realizzando delle versioni migliorate. In aggiunta all’Iraq il CH – 4 è stato venduto all’Egitto.
In questo quadro abbastanza inquietante,aggiungiamo che la Cina sta sviluppando lo stealth drone (il drone invisibile ai radar), superando lo Sharp Swordin volo per la prima volta nel 2013, circostanza che fa pensare che si stia progettando una “famiglia” cinese di droni da combattimento invisibili.
Va detto che l’operatività dei droni armati ha in sé molte sfide. Il comando e controllo dei droni è abbastanza faticoso. La rete di supporto dietro all’uso di un drone è enorme, specialmente per lunghe distanze o per operazioni di lunga durata. I droni spesso abbisognano di satelliti per l’acquisizione degli obiettivi e per il controllo di ciò che si deve colpire così come link di dati sicuri; senza satelliti, i droni hanno bisogno della trasmissione attraverso aerei per rimanere in contatto con l’operatore “remoto”. Molte nazioni li stanno acquisendo e molte li stanno costruendo, facendo diventare i droni armati una preoccupazione di proliferazione nell’immediato futuro. Gli Stati Uniti sono il maggior produttore di droni, la Cina, dalla sua parte, ha relativamente pochi scrupoli quando si tratta di che tipo di prodotti vendere e chi se li compera. I droni armati sono un settore del mercato globale delle armi in cui la Cina potrebbe ritagliarsi una nicchia piuttosto lucrativa a potenziale detrimento degli Stati Uniti e dei suoi alleati.