Gela è stata abbandonata. Il silenzio del Governo non mette in discussione solo il futuro della raffineria ma l’economia di un’intera città”.

Queste parole descrivono tutta l’amarezza di Andrea Alario, segretario provinciale dell’Ugl Chimici di Gela, il giorno dopo il sit in di protesta dei lavoratori della raffineria di Gela, scesi in piazza contro il rischio di chiusura dell’insediamento Eni.

“Sono trascorsi 14 mesi dal protocollo firmato il 6 novembre del 2014 ed ancora manca l’autorizzazione per l’avvio dei cantieri. Complice di questo triste epilogo è lo stesso Matteo Renzi che il 14 agosto scorso è venuto qui a parlare di ‘riconversione dell’azienda’ come l’unica strada percorribile per la tutela dei posti di lavoro. Si parlava di green economy ma ogni passo effettuato da quel sei novembre non lascia presagire un futuro roseo. Siamo più vicini allo smantellamento di un progetto che alla costruzione di un piano di rilancio e di speranze. Al presidente del consiglio chiediamo di facilitare la riconversione green della raffineria e la spesa degli annunciati finanziamenti Eni per 2,2 miliardi in Sicilia, avviare gli interventi di bonifica del territorio e consentire gli insediamenti produttivi di aziende private nelle aree dismesse del petrolchimico. L’urgenza delle risposte è dettata dalla crisi occupazionale che vede mille dipendenti dell’indotto rischiare il posto di lavoro, dopo che alcune decine di lavoratori sono stati già licenziati”

Cosa chiede ad Eni?

“Eni non può giocare sempre sulle autorizzazioni e, quindi, valuti concretamente ogni scelta con lungimiranza”.

 Oggi è previsto un vertice in Regione Sicilia sulla vertenza Gela?

“Sì, oggi pomeriggio le organizzazioni sindacali avranno modo di confrontarsi con il Presidente Rosario Crocetta sulla questione Gela, ma soprattutto sulla necessità di accelerare i tempi per la concretizzazione del famoso protocollo di riconversione. O si parte concretamente con lavoro o rischiamo di essere divorati del tutto dalla crisi”.

I lavoratori cosa chiedono al sindacato? 

“Ovviamente di essere sostenuti in questa battaglia sempre più complessa e di fare pressione su Eni affinché acceleri su possibili investimenti. Pensate che i circa 200 lavoratori dell’indotto, già da questo mese, non avranno lo stipendio, visto che mancano le risorse per gli ammortizzatori sociali.

Nel frattempo sono pronti altri 180 trasferimenti di personale dalla raffineria di Gela in altre sedi in Italia, in quanto la green rafinery, tra l’altro in ritardo, potrà marciare solo con 400 dipendenti, contro gli oltre 1200 della raffineria fossile fermata”.

Ritorniamo alla protesta di ieri che, in città ha causato numerosi disagi.

“Sicuramente sono stati causati dei disagi, ma anche questo è un modo per far capire le difficoltà che i lavoratori vivono quotidianamente sulla loro pelle. Sapete cosa significa pagare un mutuo, sostenere una famiglia, dei figli senza avere in tasca la certezza di uno stipendio? Questo vorrei chiederlo al Governo.

Anche i commercianti hanno protestato al fianco dei lavoratori per il mancato avvio dei lavori in raffineria. In tutte le vetrine della città è spuntato il cartello “Vendesi attività commerciale”. E’ Gela a chiedere delle risposte”.