L’ultimo discorso di Obama sullo stato dell’Unione può essere definito un successo incompleto: filosofico ed emotivo non è riuscito a persuadere gli americani che lui capisce le loro difficoltà.

Ogni anno, alla fine di gennaio o i primi di febbraio, il presidente degli Stati Uniti pronunciaun discorso sia al Congresso che alla Camera dei Rappresentanti. Questo discorso è chiamato “State of the Union”, tradizione e importanza sono le due linee guida. Ci si potrebbe chiedere per quale motivo, il presidente degli Stati Uniti, una carica così importante, non possa fare semplicemente una conferenza stampa o contattare le stazioni televisive in ogni momento che vuole e parlare alla nazione. Perché deve fare questo discorso speciale ogni anno? Presto detto: è richiesto dalla costituzione degli Stati Uniti, la quale stabilisce che il Presidente deve:
“di tempo in tempo dare al Congresso informazioni dello Stato dell’Unione, raccomandare alla loro considerazione misure che giudicherà essere necessarie ed opportune”.
Quindi principalmente il Presidente deve parlare al Congresso su come la nazione se la passa, cioè se le cose stanno andando male o bene e il lavoro che c’è ancora da fare. I discorsi dello stato dell’Unione, hanno di solito avuto come temi argomenti quali: la condizione dell’economia americana, inflazione, debito nazionale, programmi sociali per aiutare i cittadini americani o anche cittadini di altre nazioni. Sistema sanitario, educazione. Progressi e fallimenti della strategia militare americana nel mondo.
Per l’ampia varietà di argomenti affrontati, il discorso non solo è guardato o ascoltato da milioni di americani, ma anche da milioni di persone nel mondo.
L’ultimo discorso sullo stato dell’Unione della Presidenza Obama non doveva essere una lista della spesae non lo è stato. Sicuramente una piccola lista c’è stata visto che con destrezza Obama ha reiterato le proposte che aveva già fatto: salario minimo, riforma dell’immigrazione, programmi convenienti per il college, misure per il controllo delle armi, riforma del sistema penale, equo stipendio.
In molti modi, il discorso è stato di un reminiscente Obama, di quello che parla di cittadinanza (nel primo discorso che molti di noi hanno ascoltato) alla convenzione democratica di Boston nel 2004. Un mantra ricorrente del discorso è stato l’asserire che viviamo in un mondo di cambiamento straordinario.La parola cambiamento è stata ripetuta 23 volte.
Il discorso era generalmente filosofico centrato intorno a grandi questioni: come fare in modo che la tecnologia lavori per gli americani, come condurre una saggia politica estera e come migliorare la politica americana.
Sulla politica estera offre una mediazione del realismo: ricorda alla Camera di evitare di spingersi oltre il Vietnam (forse l’ultima volta che questo nome sarà sentito nel discorso sullo stato dell’unione) e dell’Iraq e di rifiutare la facile tentazione di usare i militari per risolvere frustrazioni.
Durante la presidenza Obama, il Congresso si è rivelato essere un osso duro, il presidente ha spesso fatto ricorso all’azione esecutiva (sul cambiamento climatico, per esempio). Tuttavia questo significa che molti dei suoi traguardi potrebbero essere vanificati da un colpo di penna se un repubblicano venisse eletto a novembre. Questo non è sembrato che turbasse molto Obama. Come la Casa Bianca ha subito evidenziato, prima e dopo il discorso, attraverso ogni rete sociale mai inventata, Obama ottiene buoni risultati di momento in momento: l’accordo del clima a Parigi, l’accordo con l’Iran, la détente con Cuba.
Recenti sondaggi mostrano che circa i 2/3 degli americani pensano che il paese è sulla strada sbagliata. Grandi maggioranze dicono che c’è bisogno di nuove politiche piuttosto che una continuazione di Obama. Crescita lenta e guadagni familiari stagnanti hanno fiaccato la fiducia americana nel futuro. Il diffondersi del caos nel Medio Oriente hanno tolto il bagliore della ridotta presenza americana nelle operazioni in Iraq e in Afghanistan. Gli attacchi a Parigi e poi a San Bernardino hanno accresciuto le paure americane a livelli che non si vedevano dall’11 settembre 2001. In rispetto a tutto ciò un diretto “letus continue” ha scarse probabilità di ricevere molta trazione politica. La sfida del presidente e di coloro che scrivono i suoi discorsi era di ricordare alle persone le vittorie dell’amministrazioneObama e soprattutto a preparare il terreno per l’elezione di un successore del suo stesso partito, il partito democratico, che la storia ci suggerisce non essere cosa facile.
L’ultimo discorso di Obama sullo Stato dell’Unione può essere definito un successo incompleto. Anche se ha difeso in maniera altisonante la sua amministrazione non ha fatto molto per persuadere gli americani che capisce le loro difficoltà e le loro paure. Obama è entrato in carica con due grandi aspirazioni: essere un presidente trasformativo ed essere una forza unificatrice nella politica americana. Quando ha iniziato a credere di non poterne raggiungere neanche uno, ha chiuso la trasformazione lasciando solo spazio all’unità. Sarà la storia a giudicare se ha fatto la scelta giusta. Nondimeno, la polarizzazione che peggiora nel sistema partitico americano è in parte un’eredità di questa scelta. Sarà nelle mani del prossimo presidente determinare se un più elevato grado di unità è consistente con la forte leadership che sembrano chiedere gli americani.
Rispetto allo scorso anno, il presidente degli Stati Uniti si è mostrato più emotivo del solito, ma sarà un anno molto impegnativo prima che dia il saluto di addio intorno al 19 gennaio 2017.